L’Elba della cultura davanti al presidente Napolitano. L’occasione il premio giornalistico “Gaspare Barbiellini Amidei” che è stato illustrato al Presidente durante la Giornata dell’Informazione tenutasi al Quirinale. All’appuntamento erano state invitate autorità, promotori e vincitori nazionali di premi giornalistici che hanno ottenuto il patronato della Presidenza.
Per il Barbiellini erano presenti alla cerimonia i due vincitori della seconda edizione, Emiliano Fittipaldi e Valeria Volatile e numerosi rappresentanti della Giuria. Il premio giornalistico elbano, dedicato al giornalista isolano Gaspare Barbiellini Amidei e giunto quest’anno alla sua seconda edizione, e si pone l’obiettivo di premiare i giovani sotto i 35 anni impegnati nella professione; intende incoraggiare un giornalismo libero, innovativo e di qualità, così da ricordare l’impegno su questo fronte di Barbiellini scomparso recentemente. Inoltre il Premio (www.barbielliniamidei.it) è rivolto a autori di servizi giornalistici pubblicati o trasmessi su testate italiane e della Svizzera italiana e ha raccolto il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, della Federazione Nazionale Stampa Italiana. Una sintesi sui risultati finora conseguiti e un quadro delle difficoltà in cui operano attualmente i giovani per accedere alla professione è stata fatta da Federico Barbiellini Amidei, rappresentante del comitiato promotore. «Ogni lettore in più è una riga libera in più che sarà sempre possibile scrivere», così ricordando le parole di Gaspare Barbiellini Amidei nel libro “Carovana di Carta”, il figlio Federico ha spiegato che il premio è nato per favorire la crescita di una nuova generazione di giornalisti capace di conquistare, con la freschezza della curiosità, dello stupore, dell’indignazione, con temi, culture e linguaggi innovativi, una nuova generazione di lettori. «Diventare giornalista è ancora oggi per molti ragazzi, un sogno – ha detto Federico Barbiellini Amidei – un sogno difficile da realizzare in un paese così avaro di opportunità. In questo, come in tanti altri campi, gli spazi sono stretti. Troppo spesso pesano di più le conoscenze e le appartenenze che le capacità, la preparazione, l’impegno. Tanti giovani sono tenuti fuori dalle redazioni, costretti a un giornalismo precario, privato dell’esperienza dei colleghi e della lezione dei maestri».