Due anni di lavoro, il via libera da parte del Ministero a un finanziamento di oltre 300mila euro, l’ok al progetto anche da parte del Parco. Manca solo l’approvazione definitiva della Provincia, poi i lavori alla maxi centrale fotovoltaica delleminiere potranno partire.
Quasi tre ettari di terra rossa, abbandonati dopo anni di lavorazioni legate alle miniere, saranno ricoperti da pannelli solari (non meno di 400 moduli) in grado di produrre tra mille e 200 e mille e 500 mega watt ora all’anno. Quello che basta per alimentare un piccolo paese. Non sarà sufficiente a alimentare l’intera Rio Marina, ma comunque contribuirà a garantire energia pulita per la comunità riese che, grazie al sole, potrà ad esempio riscaldare e illuminare scuole e uffici pubblici.
Entro l’estate potrebbero partire i lavori. La progettazione esecutiva dell’opera è in fase conclusiva. Dopo di che spetterà alla Provincia dare il via libera all’intervento: il primo di questo tipo e soprattutto di queste dimensioni all’Elba. E sicuramente uno tra i più grandi in Toscana. A progettarlo, fin dalle fasi iniziali, l’ingegner Franco Guidi. «Ho seguito le procedute per questa opera fin dall’inizio – spiega – siamo riusciti ad ottenere un finanziamento ministeriale per realizzarla ed ora siamo alle battute finali. Ci sono le condizioni, anche in relazione all’approvazione definitiva, lo scorso 23 dicembre, del Piano del Parco nel quale è inserito l’intervento, per andare rapidamente alla realizzazione dell’impianto».
Lo studio preliminare aveva messo in evidenza come l’area dove sorgerà l’impianto risulti tra le più indicate sia per la possibilità di catturare e trasformare i raggi solari in energia, sia perché quella porzione delle miniere difficilmente sarebbe utilizzabile per latri scopi. Non a caso il sindaco di Rio Marina ha definito il progetto come una sorta di rinascita. «La dove si estraeva il ferro – afferma – d’ora in avanti si estrarrà energia».
«Nell’area – spiega Giusti – il Comune ha realizzato una serie di interventi di messa in sicurezza idrogeologica che rendono possibile l’intervento. L’impatto visivo sarà molto limitato dato che parliamo di terreni, che il Comune dovrà acquisire dal Demanio, non molti visibili dall’alto. Con l’impianto sarà quindi possibile recuperare una zona dismessa e fortemente degradata».
La realizzazione dell’intervento, che il Comune pensa di portare a termine coinvolgendo, là dove possibile, l’imprenditoria locale, garantirà anche nuovi posti di lavoro e soprattutto rappresenterà un esempio di buone pratiche per l’ambiente: un impatto ambientale pari a zero e soprattutto niente tralicci, che oggi fanno tanto discutere per il nuovo elettrodotto di Terna.