Isola d’Elba, si salva dall’attacco di un cinghiale salendo su un albero

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Presa in ostaggio da un cinghiale e costretta a mettersi in salvo, salendo su un albero. Sembra incredibile, eppure è proprio quanto è accaduto in località Norsi, frazione del comune di Capoliveri. Protagonista dell’incontro ravvicinato, quanto meno singolare, Leonella Croci (72 anni). La signora si trovava nell’orto della sua casa di campagna, il marito Demo Burelli era uscito. Ma Leonella non sapeva che, oltre alla sua cagnolina, si sarebbe trovata di fronte alcuni ospiti a sorpresa. «Avevo deciso di andare nell’orto dove abbiamo diverse piante di albicocche mature da cogliere – ci racconta la signora Leonella – quando ho sentito la nostra cagnolina cominciare ad abbaiare. Ho capito di che cosa si trattava, perché non siamo nuovi a esperienze del genere». L’animale aveva avvistato nei paraggi una famigliola di cinghiali. «Non è neppure la prima volta – continua ancora Leonella – sembra che gli ungulati abbiano preso di mira il nostro podere. L’ultimo incontro è stato due giorni fa con cinque esemplari, due adulti e tre piccoletti». La famiglia Croci possiede diversi cani. Ma, per l’appunto quel giorno, assieme a Leonella, c’era solo un cane lupo che però era legato con la catena e una cagnolina più piccola, che invece sta libera per potersene andare a spasso per i campi. Deve essere stata proprio lei a far innervosire oltre misura il cinghiale adulto che, probabilmente per difendersi, ha attaccato. Così la piccoletta, vedendosi rincorsa, si è buttata in un fosso vicino. È a quel punto che il cinghiale ha cambiato obiettivo. E, dopo aver puntato la signora 72enne, ha provato a caricarla. Leonella ha subito intuito la mal parata ed ha avuto la prontezza di spirito e riflessi di salire sulla scala appoggiata all’albicocco, credendo così di mettersi in salvo. «Il cinghiale stava sotto – racconta la signora Croci ancora emozionata – sembrava quasi controllare ogni mio movimento». Sotto sequestro, in cima ad un albero. Come in un cartone animato. E il bello doveva ancora venire. «Il cinghiale – racconta Leonella – ha cominciato con la schiena a muovere il fusto, come generalmente si fa quando si vuol far cadere per terra i frutti. Nel fare questo movimento, però, ha urtato la scala che è caduta a terra. E io sono rimasta sopra il ramo, con le gambe penzoloni e il cinghiale sotto a farmi la guardia. Se avevo paura? Fate un po’ voi. Se ripenso a quanto mi è successo, mi accorgo nuovamente di sudare freddo». Ma, per fortuna, l’avventura capitata a Leonella ha avuto il suo lieto fine, perché dopo un’ora abbondante durante la quale la signora, suo malgrado, stava accovacciata sul ramo, il cinghiale ha pensato bene di ritirarsi e di raggiungere la macchia da dove era venuto. E il marito, una volta tornato, ha fatto scendere la consorte. «Mi era passata pure la voglia – dice Leonella spalancando un sorriso divertito – di mangiare le albicocche. E per fortuna che non c’era a casa mio marito Demo – conclude la signora “sequestrata” dal cinghiale – non so davvero cosa avrebbe combinato. Forse avrebbe preso il fucile e gli avrebbe sparato». Se l’episodio capitato a Leonella è quanto meno particolare, non si può certo dire che, all’Elba, siano rari gli avvistamenti dei cinghiali nelle tenute e nelle case coloniche di campagna, specialmente in questo periodo. Con la scarsità di roba da mangiare, unita all’aumento esponenziale della popolazione suina selvatica, gli ungulati si vedono costretti a scendere sempre più in basso delle colline dove vivono e “attentare” alle case e ai poderi di campagna, finendo così per danneggiare campi e terreni. Per questo, pochi giorni fa, è stato firmato in Regione l’ accordo di programma che punta alla riduzione del numero di ungulati, attraverso l’aumento della distribuzione di “chiusini” sia all’interno che all’esterno delle aree comprese nel Parco.

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