Londra – Da Confesercenti Toscana riceviamo e pubblichiamo.
I dati resi pubblici oggi da Unioncamere relativi all’osservatorio sui consumi nel commercio in Toscana, nel secondo trimestre del 2012 confermano e aggravano l’allarme lanciato in questi ultimi mesi da Confesercenti.
“Un dato quello Toscano leggermente meno pesante rispetto a quello del Paese – commenta Massimo Vivoli – anche perché influenzato dal buon andamento, in Toscana, del turismo estero. Segno che a pagare il prezzo più alto della recessione in atto sono le famiglie italiane”.
Le piccole e medie imprese commerciali (con meno di 20 dipendenti) continuano a pagare un prezzo altissimo. In Toscana registriamo un -7,8% nelle aziende con meno di 6 dipendenti ed un -6,3% in quelle di media dimensione (6-19 dipendenti).
Nemmeno la grande distribuzione (20 dipendenti e oltre) riesce a contrastare i colpi di questa lunga crisi e nel secondo trimestre 2012 vede calare le proprie vendite del 4,3% a livello nazionale e del 2,6% in Toscana.
“Dire che va male è essere ottimisti” commenta Massimo Vivoli presidente regionale Confesercenti. Dal 2005 ad oggi il piccolo commercio ha ridotto del 28% il suo fatturato. “Ora occorre reagire, non ci sono più margini, rischia di saltare tutto il sistema delle piccole e medie imprese del commercio e con esse decine di migliaia di posti di lavoro. Aziende e lavoratori “invisibili” che non fanno notizia quando cessano l’attività ma che in questi anni sono stati il fulcro dell’economia della Toscana.”
Anche il settore alimentare ne esce duramente colpito: per il commercio toscano, il secondo trimestre del 2012 è caratterizzato da un crollo delle vendite (-5,6%), che registra il peggior risultato degli ultimi sette anni ed evidenzia, per gli esercizi del comparto, uno stato di difficoltà divenuto più grave rispetto ad altre aree del Paese (il calo del fatturato alimentare, in Italia, è stato infatti del 4,2% nel trimestre in esame). A fare la differenza è sia la grande distribuzione, che in Toscana perde il 2,6% del giro d’affari derivante da settore food – il doppio di quanto avviene a livello nazionale (-1,3%) – sia le piccole e medie strutture commerciali, che insieme registrano un -6,1% contro il -4,8% della media italiana. Segno che la crisi si fa più profonda e colpisce ormai i beni di prima necessità
Il punto è che le prospettive appaiono ancora più buie. “Basti pensare –aggiunge Vivoli presidente di Confesercenti – solo a quanto hanno pesato gli aumenti dei carburanti, l’IMU sulle nostre abitazioni e sulle aziende e le altre misure ristrettive messe in atto per arginare la crisi economica e finanziaria. Ora occorre ora una svolta. Dalla recessione non si esce se non si ricrea una fiducia nel paese avviando un processo di riduzione del peso fiscale sul lavoro e Pmi a cominciare da una detassazione sulla tredicesima mensilità..
“Questo abbiamo chiesto anche in questi giorni al governo Monti per bloccare questo processo involutivo e avviare concretamente una fase di ripresa e di sviluppo. Chiediamo anche un nuovo atteggiamento culturale come si sta delineando in sede europea con lo “small-business act” fondamentale per pensare sempre di più a misura delle piccole attività.
Alla Regione Toscana, in particolare, chiediamo una riflessione su queste proposte. C’è una sottovalutazione del contributo che queste imprese hanno dato in questi anni ed al potenziale in termini di innovazione che possono ancora esprimere e di garanzia di una buona e sana occupazione. Lo chiediamo a nome degli oltre centomila imprese e di un numero ben più ampio di lavoratori del settore”.