Situazione di paura all’ ospedale Maggiore di Bologna tra medici e infermieri, la Cinti commenta

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Londra – Sono episodi certamente gravi quelli che si stanno verificando presso il Pronto Soccorso dell’ Ospedale Maggiore di Bologna ai danni soprattutto degli infermieri, e soltanto nell’ ultimo mese se ne contano quattro. Il clima che si respira ultimamente è di estrema sfiducia e rabbia, perchè si sono verificate in più occasioni casi di aggressioni, insulti e minacce, i quali hanno spinto il personale interessato a chiedere con forza un immediato intervento da parte dell’ Azienda. Pazienti sotto l’ effetto dell’ alcool, parenti esasperati dalle lunghe attese e utenti considerati “difficili”. Martedì scorso, ad esempio, un giovane infermiere è stato malmenato con calci e pugni da un paziente ubriaco, e una infermiera è stata strattonata e sbattuta contro il muro da un papà agitato per le condizioni della figlia. C’è chi prova a sdrammatizzare tentando di indovinare chi sarà il prossimo a dover subire tale sorte, ma è pur vero che, come afferma uno degli operatori, “così non si può andare avanti, il pronto soccorso è diventato un contenitore di disperazione sociale ma non ci sono tutele”. Fatto sta che secondo quanto rilevato, diversi infermieri del reparto avrebbero intenzione di chiedere il trasferimento. Marco Baldo della funzione pubblica della Cgil ha parlato di “situazione ormai insostenibile”, pertanto esorta delle risposte da parte dell’ Ausl, oltre a sottolineare, anche mediante l’ invio di una lettera all’ Azienda, che lavorare con la costante paura non è accettabile e si rende quindi necessario l’ introduzione di un presidio notturno di polizia, di pari passo con modalità di richiesta di intervento più semplici e veloci a tutela dei lavoratori e un chiarimento in merito al ruolo delle guardie giurate. Pure negli ultimi giorni vi sono state denunce a carabinieri e polizia, e ancora fà discutere l’ episodio risalente al 22 febbraio scorso, quando due ragazzi marocchini completamente ubriachi, anzichè attendere come tutti il proprio turno, si sono infilati in ambulatorio. Alle richieste dell’ infermiere di turno di rispettare i tempi dovuti, una delle due persone ha estratto dalla tasca del malcapitato un paio di forbici e lo ha colpito al braccio. E ancora sotto i riflettori, la questione sollevata in merito ai bivacchi e ai furti da parte di nomadi, fatta ieri oggetto di una interrogazione in Regione all’ Assessore Carlo Lusenti.
Luana Cinti, esponente dell’ Italia Dei Diritti e vice responsabile per l’ Emilia Romagna in merito commenta: ” Di certo il problema della sicurezza al Maggiore di Bologna necessita di essere attentamente analizzata e considerata a partire dalle dinamiche riscontrate nel corso di tutto il periodo durante il quale gli episodi di violenza nei confronti dei lavoratori hanno via via conosciuto un pericoloso incremento. E’ importante tenere conto dei vari aspetti che possono aver facilitato ed incentivato una situazione di questo tipo, tra i quali andranno certamente nominati quelli relativi alle risorse, in termini economici ed umani, agli spazi  e alle forme di controllo messi a disposizione per la tutela degli infermieri e di tutto il personale coinvolto nel reparto di pronto soccorso nel corso del turno di lavoro ed in generale nel reparto al centro delle polemiche e degli accorati appelli provenienti da più parti. E’ assolutamente legittimo che medici ed infermieri conducano con serenità la propria delicata attività, tanto più che il pronto soccorso lavora seguendo ritmi spesso concitati, per i quali è imprescindibile il mantenimento di un clima il più possibile sereno, non di panico costante o di terrore per la propria incolumità e di quella di altri  pazienti inermi. Se i tempi di attesa si fanno eccessivamente lunghi generando tra pazienti e rispettivi parenti rabbia e istinti pericolosi,  potenzialmente e concretamente generatori di azioni negative rilevanti, è auspicabile, entro tempi brevi, un intervento diretto e costruttivo dell’ Azienda e non solo, che si ponga la questione di una significativa risoluzione, affrontando innanzitutto le motivazioni effettive per cui tali atti sono diventati più frequenti e regolari. Non è infatti confortante, e al contrario merita di essere preso in considerazione, l’ atteggiamento dei singoli operatori che sono arrivati a dare per scontato che comunque capiterà loro qualcosa durante le ore di servizio, e addirittura hanno considerato di cambiare reparto. Gli spunti di riflessione offerti per arginare e di fatto risolvere la situazione sono diversi, tutti orientati a difendere il diritto di medici ed infermieri ad operare in maniera sicura, ma soprattutto a creare un clima in cui operare in maniera positiva, come è giusto che sia”.

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