Stamani, nell’Aula Magna dell’ITCG Cerboni, cinque classi dell’Istituto, tra cui le tre quinte, hanno partecipato alla proiezione di Chi è lo Strani€uro?, un film-inchiesta dei registi Dario Sajeva e Tiziano Pierulivo, di origini elbane. L’opera dei due giovani livornesi, che vivono rispettivamente in Francia e in Olanda, è stato già presentato con successo in diversi festival e in varie scuole italiane ed è il risultato di una ricerca durata tre anni sulle condizioni degli immigrati in Europa da tutti i continenti.
Circa cinquanta persone di entrambi i sessi e di ogni età, provenienti dall’Asia, dall’Africa, dal Sudamerica o dai Paesi dell’Est, sono state intervistate a Bologna, Tolosa ed Amsterdam sul loro grado di integrazione nel Paese scelto, sulle difficoltà che incontrano, sui pregiudizi con cui quotidianamente devono convivere, sull’impatto emotivo che hanno vissuto arrivando, sulla loro condizione di stranieri in un’Europa che troppo spesso si mostra diffidente e ostile.
Una ragazza racconta di essere percepita come “straniera” in Italia perché è nata in Marocco, è musulmana ed è velata ma anche “straniera”, in quanto ormai “italiana”, pure in Marocco, quando vi torna, perché comunque abita qui fin dalla più tenera età, frequenta le nostre scuole, studia la nostra letteratura e ne sa più di Dante o di Petrarca di quanto ne sappia della letteratura del suo Paese natale.
Per cui, alla domanda che pone a se stessa “Ma allora chi sono io?” le viene spontaneo rispondersi: “Sono cittadina del Mondo!”
Un signore eritreo confessa che al suo arrivo a Bologna vedeva come fossero tutti uguali i visi delle persone che incontrava, come capita anche a noi con gli asiatici o gli africani, e parla di come gli paressero troppo veloci i ritmi di vita cittadini rispetto a quelli lasciati nella sua realtà africana ma dichiara di essere comunque riuscito ad inserirsi senza troppe difficoltà nella comunità attuale anche perché dolorosamente temprato dalle tremende esperienze vissute nella sua Eritrea.
Una signora italiana trapiantata in Olanda racconta di come le mancasse il profumo e il gusto del caffé nostrano, la pasta, il gelato. Un trentenne marocchino a Tolosa confessa la prudenza degli arabi nel tessuto urbano francese per il rischio di essere considerati, secondo il tradizionale stereotipo, tutti ladri e spacciatori. Un francese che vive ad Amsterdam suggerisce il superamento dei pregiudizi attraverso la conoscenza reciproca e la condivisione di esperienze. Perché la vecchia Europa in futuro sarà necessariamente ed inevitabilmente sempre più multietnica e multiculturale ; perché la diversità è un’occasione e non un ostacolo allo sviluppo; perché a guidarci nell’incontro con lo strani€uro, ossia lo straniero in Europa, deve essere la curiosità intellettuale e la sensibilità emotiva a scoprire mondi “altri” rispetto al nostro. Tale scoperta non tarderà a rivelarsi fonte di ricchezza umana e culturale e, a livello sociale, prezioso contributo all’economia dei Paesi europei. Il film, preceduto dalla presentazione dei registi, è stato seguito con attenzione dagli studenti, che hanno poi partecipato al dibattito sui temi proposti.
Insomma, quella di stamani è stata senz’altro un’esperienza inedita e speriamo educativa per i nostri ragazzi.
Maria Gisella Catuogno