In occasione del 70° anniversario del duplice incidente aereo riscoperto nel febbraio 2012 da Gianpiero Vaccaro («Batteria Sommi Picenardi» di Piombino) e Silvestre Ferruzzi («Casalino del Castagno» di Poggio) dopo scrupolose ricerche che furono pubblicate sulla rivista «Lo Scoglio» – basate su documentazioni militari e testimonianze orali, tra cui quelle dell’anziano pastore sanpierese Evangelista Barsalini e di Delfo Romeo Mazzarri di Poggio – è stata collocata una piccola targa sul luogo della sciagura a poche decine di metri dalla rupe detta «Liscia del Collaccio», non distante dal quartiere pastorale delle Macinelle. Quel 4 aprile 1944, in piena guerra, due aerei statunitensi dell’USAAF di modello «Bell P39N Airacobra» decollarono alle 11.00 dall’aeroporto militare di Ghisonaccia in Corsica, per un volo di ricognizione meteorologica nella zona di Livorno. I due aerei, le cui matricole erano «42-8971» e «42-8979», costituivano la «Dilute Purple Section» ed erano pilotati rispettivamente dal ventenne tenente texano Milton Harber e dal tenente newyorkese Robert Boyd. Il piano di volo stabilito prevedeva l’avvicinamento alla costa livornese transitando a nord della Capraia ed il ritorno su una rotta che avrebbe portato i due caccia a costeggiare l’Elba settentrionale. Non fu prescritta una precisa quota di volo, ma ad essi fu consigliato di volare «on the deck», ovvero bassi sulla superficie del mare, per evitare di essere rilevati dai radar tedeschi e perché la copertura nuvolosa già alla partenza era pari a poco più di 300 metri d’altitudine. La visibilità era pessima, con banchi di nebbia e nuvole basse. Per motivi che non potranno mai essere stabiliti con certezza, i due aerei americani, anziché procedere verso Livorno lasciandosi sulla destra la Capraia, puntarono decisi verso l’Elba. I due aerei «bucarono» la costa elbana sulla verticale di Seccheto, puntando inesorabilmente verso il massiccio montuoso del Capanne, risalendo la profonda Valle dell’Inferno. Questione di minuti, se non di secondi: improvvisamente di fronte a loro si materializzò la sagoma della cima delle Calanche. Per primo si compì il destino del sottotenente Robert Boyd: virando a destra, colpì in pieno la «Liscia del Collaccio», un’enorme formazione granitica a 585 metri di altitudine, finendo letteralmente disintegrato. Viceversa il velivolo del sottotenente Milton Harber puntò decisamente verso le formazioni granitiche dei Campitini, nei pressi dell’antico caprile, a 732 metri di quota. La tragedia che si era appena consumata ebbe come spettatori i pastori che allora vivevano sulla montagna con i loro greggi e che furono i primi a giungere sul punto di caduta dei due «Airacobra». Guidati da uno di essi, sceso a valle a dare notizia del fatto, ben presto giunsero sul posto pattuglie tedesche. Le salme dei due piloti furono recuperate e portate a San Piero in Campo a dorso di mulo, su ordine del comando tedesco, che provvide anche a far trasportare a valle l’equipaggiamento di volo. Fu in quel frangente che i tedeschi si accorsero che da ciò che restava dei due «Airacobra» erano spariti i paracadute dei piloti. Prodotti in pura seta bianca, introvabile all’epoca a causa della guerra, avevano un enorme valore e potevano essere utilizzati per confezionare vestiario e biancheria. Il comandante tedesco emanò un avviso alla popolazione di San Piero: se entro il giorno successivo i paracadute americani non fossero stati riconsegnati, vi sarebbero state gravi conseguenze per tutta la popolazione del paese. Durante la notte i paracadute furono restituiti in forma anonima e lasciati in bella vista sulla «murella» della Piazza della Chiesa di San Piero. I resti dei due piloti furono seppelliti provvisoriamente nel piccolo cimitero del paese e lì rimasero fino al Dopoguerra. Successivamente i resti mortali del tenente Milton Harber furono riportati in patria per volere della madre e vennero seppelliti nel cimitero di San Antonio in Texas. La salma del tenente pilota Robert Boyd fu seppellita con gli onori militari all’«American Cemetery and Memorial» di Firenze, dove riposa tutt’ora. Tutti e due gli ufficiali furono decorati alla memoria con l’«Air Medal».
Gianpiero Vaccaro