Grande successo al “Padua Shakespeare Festival”

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Lunedì 9 giugno Shaul Bassi, professore associato di Lingua e letteratura inglese dell’Università di Venezia, si concentrerà sul tema “Shakespeare a Venezia: realtà e immaginazione”; martedì 10 giugnoShakespeare e il concetto di nazione inglese”, conferenza di Alessandra Petrina, docente di Letteratura inglese dell’Università di Padova, che spiegherà come sia cambiato il concetto di “nazione” in Inghilterra dopo il Bardo. E ancora, mercoledì 11 giugno Laura Tosi, professore associato di Letteratura inglese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con “Shakespeare per le ragazze, tra riscrittura e invenzione”: un’analisi della ricca tradizione di riscritture ottocentesche in prosa delle opere shakespeariane, destinate ai ragazzi e in particolare alle ragazze. Infine, a concludere il ciclo giovedì 12 giugno, Cristina Cavecchi, docente di Storia del teatro inglese all’Università di Milano (“Taggare il Bardo: Shakespeare e i graffiti”): un breve viaggio nel mondo della street art alla ricerca di tracce shakespeariane e alla scoperta di come teatro, cinema, pubblicità e arte ricorrano alla pratica del graffito per rileggere l’opera del drammaturgo inglese rendendolo “cool”. Oltre alle conferenze, il Padua Shakespeare Festival vede in programma in parallelo, da giovedì 5 giugno fino a sabato 5 luglio, gli spettacoli frutto dei laboratori teatrali degli alunni di diversi istituti del territorio e studenti universitari, che hanno lavorato su alcune opere shakespeariane, rivisitandole, aggiornandole, reinterpretandole: il risultato è un teatro shakespeariano reso nuovamente vivo e attuale dallo sguardo e dalla lettura dei ragazzi e dei giovani.

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1 Commento

  1. Encomiabile iniziativa del ‘Padua Shakespeare festival’. Altrettanto interessante il tour in giro per le scuole italiane di Vito Costantini, autore del libro ‘Shakespeare è italiano’ col quale ha dimostrato in modo semplice e inequivocabile, seguendo studi precedenti, che i veri autori dei drammi sono due italiani, Michelangelo e John Florio, padre e figlio, perseguitati dall’inquisizione e quindi nascosti nell’anonimato. Tra le moltissime prove fornite c’è quella riguardante lo stesso nome ‘Shakespeare’ (un nome d’arte), inizialmente scritto ‘Shake-Speares’ col trattino e la ‘s’ del plurale inglese che indica appunto due persone. I due, perseguitati dall’inquisizione, seguendo i canoni ermetici scelsero tale nome rifacendosi al mito della nascita di Atena (Scuotilancia) perché il nome della dea ha la stessa radice di fiore e Florio deriva da fiore, tant’è che nel ritratto di John è presente un fiore e parole latine come fioritura. Per non parlare della famosa citazione di Robert Green del 1593: ‘cuore di tigre nascosto nella pelle di un attore’ cioè il vero autore, John Florio, nascosto dietro l’attore (persona semianalfabeta che oggi viene festeggiato come autore); infatti, nella stessa citazione, subito dopo compare il nome Johannes (John ). Lo scambio di paternità dei drammi fu opera di Ben Jonson per dare all’Inghilterra un grande autore che ovviamente non poteva essere italiano. Il vero nome dell’attore di Stratford non lo sappiamo e certamente furono falsificati i registri parrocchiali della cittadina inglese (all’epoca nessun controllo) creando sul nome d’arte una falsa genealogia. Purtroppo, come ho avuto modo di apprendere in uno dei suoi incontri, l’autore deve scontrarsi con i potenti circoli inglesi.

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