Sono 100 aziende, sono distribuite in tutto il territorio della Toscana, e rappresentano una selezione delle migliori “buone pratiche” in agricoltura e nel settore agroalimentare che sono state realizzate grazie ai fondi del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Leggere le storie di ciascuna è sempre interessante e le storie di tutte sono raccontate nelle schede pubblicate con tante foto accanto al nome di ogni azienda. Sempre accanto al nome di ciascuna c’è pure il video, pubblicato su “you tube”, dove l’imprenditore o l’imprenditrice racconta la sua storia e quella dell’azienda, le sue difficoltà, ma anche le sue soddisfazioni, l’importanza delle risorse ottenute grazie al programma di Sviluppo Rurale, i macchinari acquistati, gli investimenti fatti e il contesto nel quale l’azienda si colloca. E’ come un album di 100 storie, che raccontano altrettante scelte di vita e spesso sono bell issime avventure, consultabile sul sito della Regione Toscana al link http://www.regione.toscana.it/programma-di-sviluppo-rurale/comunicazione-e-informazione/progetti-buone-prassi.
Basta scorrerne alcune e si scopre, ad esempio, la storia di una giovane donna, che lavorava come dipendente in una grande multinazionale, e ora alleva polli ruspanti di una razza prelibata come il “pollo del Valdarno”, che aveva rischiato l’estinzione. Le foto mostrano i tipici polli bianchi che razzolano liberamente all’aperto sulle colline di Montevarchi (Arezzo) e nel video la proprietaria racconta le sue scelte e come rifornisce direttamente i consumatori, portando loro la carne a casa, o i ristoranti della zona che scelgono l’alta qualità dei suoi prodotti. Spostandosi in provincia di Massa e Carrara si può leggere, sempre ad esempio, un’altra storia, quella di una giovane veterinaria che ha scelto di allevare le capre, capre “camosciate”, conosciute anche come capre “Garfagnine” o “Apuane” , una razza autoctona che aveva rischiato di estinguersi, a Nazzano nel comune di Carrara. Sempre in Lunigian a, a Pontremoli, si trova l’azienda di un’altra giovane donna, che viene dalla Lombardia ed ha una laurea in Comunicazione e Informazione, ma ha scelto di coltivare gli olivi ricavandone un prodotto di altissima qualità. Spigolando di azienda in azienda si scoprono le storie di chi alleva le mucche in Mugello (Firenze) per ricavarne il latte da vendere crudo, o ancora mucche in Casentino, cinta senese nella campagna della Valdichiana, le api per produrre il miele Dop della Lunigiana, orti dove si coltivano verdure e ortaggi biologici (Anghiari), oliveti e vigneti, colture di cereali, floricoltori, ma anche tartufaie e tanto altro ancora. Non mancano, sempre esemplificando, le aziende che fanno agriturismo, quelle che lavorano i salumi, le cantine, comprese le cantine sociali. Le aziende che sono entrate in questo repertorio di “buone pratiche” sono state scelte in base a una serie di criteri: la complessità progettuale, l’età del benefici ario, la territorialità, l’innovazione, la sicurezza sul posto di lavoro, l’aumento della mano d’opera e l’iter amministrativo che hanno seguito. Le aziende sono così suddivise sul territorio: 15 si trovano in provincia di Arezzo, 16 in provincia di Firenze, 9 in quella di Massa Carrara, 17 in provincia di Grosseto, 4 in provincia di Pisa, 9 in provincia di Pistoia, 2 in provincia di Prato, 6 in provincia di Livorno, 13 in provincia di Lucca e 9 in provincia di Siena. Si possono scoprire, una per una, e con esse si scopre sempre un pezzo di Toscana, ricco di storia e di cultura, di paesaggi mozzafiato, ma anche di tantissimo impegno, fatica, creatività e determinazione: la storia dei protagonisti e delle protagoniste dell’agricoltura Toscana.