Italia Nostra arcipelago toscano sul sito archeologico di Capo Castello

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Cavo (Isola d’Elba) -Abbiamo letto con sorpresa e con rammarico la risposta del sindaco di Rio Marina Renzo Galli a proposito delle recenti modifiche edilizie sul promontorio di Cavo. Nel tassello della riflessione tra le varie autorizzazioni ottenute e le chiarificazioni richieste a proposito dell’ampliamento in verticale della villa sulla sommità di Capo Castello, spicca la mancanza di chiarezza su un concetto che è alla base del nostro sviluppo. Proprio la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Pisa, che ha concesso l’autorizzazione ai lavori, aveva, nel gennaio 2014, durante una presentazione preliminare informale, presentato ai Sindaci e all’Associazione degli Architetti elbani un progetto estremamente interessante che prevedeva la creazione del “Laboratorio sperimentale di applicazione della Convenzione europea del Paesaggio” all’isola d’Elba, considerandola un territorio da prendere come esempio. I concetti espressi facevano un attento esame della tutela del paesaggio, implicando che il paesaggio è lo specchio dell’economia, e la sua tutela va incontro allo sviluppo economico. Gli elbani insomma erano invitati a diventare protagonisti delle proprie scelte: il paesaggio è una risorsa, la risorsa più importante dell’isola d’Elba.
In questo caso, a Cavo, il parere ulteriore della Soprintendenza per l’Archeologia giustamente richiesto dal sindaco, per quanto utile a eventuali verifiche del caso, non risolve il danno fatto. Trattandosi di sopraelevazione del fabbricato, non esiste danno archeologico. Tuttavia, è la modifica del profilo architettonico in un’area già tormentata ripetutamente negli anni, che comporta una modifica paesaggistica. Sulla base di queste considerazioni, in quella particolare collina, ogni modifica dovrebbe a questo punto cessare totalmente.
È proprio su questo che desideriamo insistere. La nuova modalità proposta, la scorsa estate, innovativa rispetto al passato recente e più remoto, era stata l’impegno del sindaco Renzo Galli, prima di tutto davanti a tutta la popolazione, di risollevare le sorti di una zona di pregio storico, archeologico e paesaggistico unica e preziosa per tutta l’Elba e per l’Arcipelago Toscano. È a questo impegno che anche Italia Nostra ha aderito con interesse e condivisione di intenti, nella promessa di adoperarsi insieme per salvaguardare e valorizzare in modo finalmente diverso e dinamico la collina.
Sono due adesso le contraddizioni che si sovrappongono. La Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici di Pisa, accordando il permesso, non ha considerato il danno paesaggistico nel contesto locale; il Sindaco, da parte sua, se da una parte apertamente ammette che “si tratta di giusta preoccupazione riguardo a un sito delicatissimo”, nella realtà dei fatti ha ridimenisonato l’impegno espresso la scorsa estate davanti ai suoi cittadini, e ci riporta al passato. Di fronte a opinioni divergenti e interpretazioni così flessibili non resta che l’evidenza del nuovo fabbricato, visibile a distanza, che modifica ineluttabilmente il profilo della preziosa collina, da poco riscoperta da tutti gli elbani e non solo.

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