I Comuni si fondono quando si estingue la comunità di riferimento, la quale COMUNITÀ attraverso il Comune, attraverso i poteri, le competenze, gli organi elettivi esercita un vero e proprio diritto di sovranità per la vita dei propri cittadini che la compongono e sul territorio che amministra. All’Elba, abbiamo ancora comunità attive, vivaci e ricche di storia e futuro. Sopprimere il Comune, per un mero calcolo ragionieristico, di calcolo economicistico, di riduzione costi, per dar vita ad un ente artificiale, altrettanto costoso, più difficoltoso a governare proprio perché aumenterebbero, non diminuirebbero le conflittualità tra le varie comunità non più rappresentate adeguatamente e senza un reale radicamento e conoscenza territoriale, è un vulnus a questo diritto, che non potrà essere compensato con transitori benefici finanziari (perdendo peraltro la notevole quota della tassa di sbarco procomune). Io credo poi che questa ideologia della semplificazione istituzionale, restringendo proprio gli spazi di democrazia rappresentativa, sia da riferirsi ad un concezione decisionista, quasi autoritaria del modo di governare, dell’uomo solo al comando, che fa piacere a certi poteri economici, anche locali che preferiscono meno “politica”, meno controllo democratico, (basti pensare alla tassa di sbarco). Una politica come la intendiamo noi, come progetti condivisi da “tutti”e ritenuta per questo un impedimento agli interessi particolari e personali . Gli elbani con il referendum, sul risultato del quale si è riflettuto poco anche nel PD all’Elba ed in federazione, hanno rifiutato per questi motivi questo modello amministrativo semplificato e poco democratico. Oggi viene riproposta la semplificazione, nella forma della fusione delle due Rio, anzi riproponendola anche all’altro versante e credo che sarà di nuovo respinto perché la gente elbana sa benissimo cosa vi sia in gioco: na consapevolezza che riguarda la salvaguardia di diritti individuali e collettivi, senza i quali i cittadini non conterebbero niente, specialmente quelli più socialmente più deboli, che perderebbero con il proprio comune un punto di riferimento e di sostegno, anche per le cose più banali (cito a mo di esempio, per la perdita dei servizi essenziali, gli uffici postali che sarebbero, venendo meno il Comune chiusi e centralizzati nel luogo del comune unico). Io argomento le mie posizioni, non faccio propaganda di partito su questioni essenziali per le comunità, come lo è la sopravvivenza d proprio Comune e partendo da una visione della democrazia espansiva, non restrittiva, che è una visione che appartiene alla cultura della sinistra democratica ed alla nostra Costituzione che non prevede un accentramento dello Stato, ma bensì un suo decentramento per distribuire meglio le proprie risorse ( attraverso 8000 comuni) anche nelle aree e zone più periferiche e per “includere il maggior numero dei cittadini, facendoli partecipi delle scelte che riguardino la loro vita.
Pino Coluccia
Consigliere comunale Rio Elba
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