«Abbiamo tenuto conto del parere del Senato che chiedeva di valutare la soluzione meno traumatica e di garantire ai docenti il diritto al voto, e per questo motivo ho deciso di ritirare, in Consiglio di amministrazione, il punto all’ordine del giorno sulla chiusura del Diatic».
Così il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, spiega il rinvio della decisione sulla dismissione del Dipartimento di Ingegneria per l’ambiente e il territorio e ingegneria chimica. Un atto che si rende necessario, a causa dall’organico sottodimensionato dei docenti e ricercatori, attualmente a quota 29, molto al di sotto dei 35 previsti come numero minimo dalla legge 240 del 2010. E presto la quota potrebbe ulteriormente ridursi, con due pensionamenti alle porte e altre due richieste di trasferimento da parte di altrettanti docenti.
«Abbiamo deciso di dare un’ulteriore proroga al Diatic – spiega Crisci – anche perché tra circa un mese si andrà al voto per l’elezione dei nuovo direttore di Dipartimento e degli organismi interni e abbiamo voluto dare modo ai colleghi di esercitare il loro diritto».
«Quello che ci tengo a sottolineare – continua il rettore – che al di là della decisione di chiusura o mantenimento in vita del Dipartimento, gli studenti non subiranno alcun cambiamento, né del corso di laurea al quale sono iscritti, né degli esami, né dei docenti perché al Dipartimento spetta solo la gestione amministrativa. Avranno solo una sede di segreteria diversa alla quale rivolgersi».
Ripercorrendo la lunga storia che ha portato all’ipotesi di chiusura del Dipartimento, Crisci ha dettagliatamente spiegato tutti i passaggi che si sono susseguiti in circa due anni.
«Ho tentato in tutti i modi di dare il tempo al Dipartimento di trovare una via d’uscita all’emorragia di docenti e ricercatori che chiedevano di andare via – spiega il rettore – Gli atti non mentono. Nel 2016 quando il Diatic aveva in organico 38 persone, sei docenti hanno richiesto il trasferimento, e le istanze sono state congelate per un anno proprio per evitare la disattivazione del Dipartimento, che sarebbe andato ben al di sotto dei limiti numerici fissati dalla Legge 240/2010. Ma i docenti e ricercatori hanno reiterato la richiesta e a loro se ne sono aggiunti altri 5. Abbiamo quindi dato un’ulteriore possibilità di risanare lo strappo, nominando una Commissione con il compito di riaffermare soddisfacenti condizioni di lavoro che permettessero ai richiedenti di restare al loro posto, ma anche questo tentativo è andato a vuoto. Dopo circa due anni, quindi, non abbiamo potuto fare altro che approvare i trasferimenti. Il Diatic è sceso, di conseguenza, a quota 29, e presto tra pensionamenti e ulteriori richieste di trasferimento, arriverà a soli 25 afferenti. A questo punto sono obbligato a seguire i dettami di legge, avendo compiuto tutti i tentativi possibili per evitare la dismissione».
«E’ capitato – aggiunge il rettore – che in passato un altro Dipartimento, quello di Chimica, si sia trovato sotto di una persona, a quota 34. Ma è riuscito a rimediare nel giro di poche settimane, provvedendo all’assunzione di un ricercatore che ha riportato la situazione numerica alla normalità. Mi sarei aspettato uno sforzo in tal senso anche da parte del Diatic, ma a parte le proteste e le richieste di non procedere, nulla è stato fatto»
Il rettore conclude spiegando: «Nell’ultimo Cda ho accolto il parere del Senato e ho deciso un estremo slittamento della decisione, ma un mese dopo le elezioni del nuovo direttore (circa metà giugno), se non il Diatic non presenterà atti concreti e prospettive di vero rilancio, tenendo conto che il numero di docenti e ricercatori è molto al di sotto della soglia prevista, non potrò fare altro che chiedere al Cda di provvedere a quanto stabilito dalle norme, ovvero alla chiusura del Dipartimento».