Rende – “Ho la pelle scura, l’accento bresciano, cognome straniero e sono comunque italiano”, canta sul palco Tommy Kuti. Con la straordinaria partecipazione al concerto del rapper italo-africano si chiude la prima edizione del Festival delle Culture Intrecciate. La kermesse promossa dall’assessorato comunale alla Cultura ha visto per tre giorni alternarsi concerti, dibattiti, spettacoli dedicati alle identità italiane nuove, riscuotendo un grande apprezzamento. Sette appuntamenti in cartellone tra centro storico e la parte nuova della città, hanno posto l’attenzione ,attraverso il contributo degli artisti , sulla ricchezza di questa nuova cultura, frutto di ibridazione tra la cultura di provenienza e quella dell’accoglienza. E’ stato un festival non solo parlato, ma ricco di musica, immagini ed emozioni. Un grande prima prova che è andata bene. Il progetto del Festival ideato dall’assessore comunale alla Cultura Marta Petrusewicz ha voluto esplorare l’intreccio culturale lanciando una riflessione sull’ibridazione come produttrice di novità e di ricchezza, in un periodo storico in cui la mescolanza tra le culture è spesso percepita come una minaccia all’identità europea. “ Abbiamo scelto non a caso il termine Intrecciate- ha sottolineato l’assessora Petrusewicz , perché viviamo in fase che va oltre il multiculturalismo. Come i fili si intrecciano, formando una nuova identità, pur conservando le proprie radici, così la vera integrazione non abbandona la cultura di provenienza, ma si arricchisce attraverso il contributo della cultura dell’accoglienza. Attraverso le testimonianze di artisti come Gabriella Ghermandi del musicista reggae Raphael del regista Fred Kuwornu abbiamo esplorato l’approccio dei nuovi italiani, quelli con il trattino al nostro panorama artistico e culturale. La musica, la poesia, il cinema hanno celebrato questo nuovo fenomeno”. “ Siamo orgogliosi, sottolinea il sindaco Marcello Manna di aver inaugurato a Rende un festival che pone l’attenzione su questo fenomeno. Da sempre la nostra azione mira a garantire la massima inclusione e partecipazione, proprio per questo motivo, siamo pronti a replicare tutte le iniziative che vanno in questa direzione. Questa kermesse è già di caratura nazionale, non a caso abbiamo scelto artisti provenienti da tutto il territorio, ma da oggi lavoriamo affinché da Rende possa partire un messaggio forte di coesione e integrazione che acquisti una sempre maggiore eco a livello nazionale, l’idea è che questo Festival possa diventare fucina nazionale e laboratorio di idee per una vera politica dell’accoglienza”.