Portoferraio, lettera di don Sergio Trespi ai parrocchiani

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Cari parrocchiani,
la Quaresima sta giungendo al suo termine e stiamo entrando nella grande e Santa Settimana. Poi sarà la Pasqua. Questo è un periodo culminante dell’azione liturgica e il cuore del mistero del Cristo. Purtroppo in questo anno non ci è possibile una celebrazione adeguata di tanto mistero.
Mi ritornano alla mente le parole del Manzoni, dove invita a smettere lo squallore della viola (il tempo della penitenza) ma, rivestito degli abiti dorati, il sacerdote esce ad annunziare il Risorto.
In passato queste parole mi riempivano di gioia. Oggi sono motivo di tristezza. Ancora una volta annunzierò il Risorto, ma con una chiesa chiusa, senza lo splendore del Sacro Rito.
Io mi sto chiedendo tanti perché e non vado a pensare a un Dio che lancia i suoi strali, che punisce. Questo e il dio pagano. Il nostro Dio è capace di incarnazione, si è fatto Emmanuele e condivide la nostra vicenda. Il nostro Dio è paziente, attende che l’uomo faccia ritorno, anzi lo va a cercare.
Perché, dal momento che abbiamo tanto tempo per pensare non proviamo a riascoltare la voce di Dio? “Adamo dove sei?” .
L’uomo è sempre preso dal desiderio titanico, vuol sempre tendere la mano al frutto proibito. Si lascia divorare dalla smania di onnipotenza. Non voglio rattristarvi a Pasqua, ma solo condividere con voi alcune riflessioni che non possono che farci del bene.
Pasqua vuol dire passaggio, vuol dire risurrezione, cambiamento. A noi uomini del tempo è dato perché sia santificato dal nostro lavoro e perché la nostra vita sia per la gloria di Dio, quel Dio che ci vuole felici per l’eternità. A questo dobbiamo puntare, all’eternità.
Un prefazio liturgico dice che ai fedeli “vita mutatur non tollitur”. La vita non viene distrutta con la morte, ma trasformata in eternità. Dice bene Papa Francesco: ”Se non ci fosse l’eternità la nostra fede sarebbe una stupidaggine”.
La Pasqua è profumo di eternità. Quel Dio che ha preso su di sé tutto ciò che è dell’uomo ha condiviso anche la morte, l’ha superata ed è andato oltre, facendoci dono di una grande speranza.
Dove è lui, capo e primogenito di coloro che ritornano dai morti, un giorno ci saremo anche noi. Con la Pasqua tutto si rinnova e Cristo chiama anche noi al rinnovamento.
Quando sarà terminato questo triste momento ci accorgeremo che tante cose saranno cambiate. Facciamone tesoro e impariamo a riflettere su ciò che conta.
Nel giorno di Pasqua i nostri Vescovi ci hanno chiesto di suonare le campane a gloria alle 12. In comunione con tutte le chiese di Toscana annunzieremo che Cristo è risorto. Al suono delle campane uscirò sul sagrato del Duomo e impartirò a tutti voi, alle vostre famiglie ed alle vostre case la benedizione pasquale.
Cristo è risorto, alleluia e fa nuove tutte le cose.
Buona Pasqua
Don Sergio

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