Messina, corteo funebre per il fratello dell’ex boss. De Luca: “Nessun ringraziamento dalla famiglia Sparacio. Non ero al corrente della vicenda, la mafia mi fa schifo”

0
448

“Ieri ho approfondito per la prima volta con l’ufficio di gabinetto del Questore  una vicenda appresa dalla stampa. I particolari non li posso svelare, posso soltanto ribadire che sono sempre stato lontano dagli ambienti mafiosi ed ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. Non voglio nessun ringraziamento. La mafia mi ha sempre fatto schifo, come ogni qualsiasi altra forma di sopruso“.

Lo dice il sindaco De Luca a seguito un post di un membro della famiglia Sparacio in merito alla vicenda del corteo funebre per l’ex fratello del boss.

L’11 aprile a Messina decine di persone, nonostante i divieti, hanno accompagnato il feretro del fratello dell’ex boss Luigi Sparacio.
Sull’accaduto gli inquirenti stanno già indagando per comprenderne meglio i contorni.  “Grandissimi giornalisti pezzi di merda– aveva scritto su Facebook ieri un parente –perché siete pezzi di merda e dite solo menzogne” e poi, in un altro post di un altro parente, si fa anche il nome del giornalista della Gazzetta del Sud Lucio D’amico: “…ti sei permesso di utilizzare anche nome e cognome di una persona che non sei neanche degno di nominare…”.

Non ho altro da aggiungere – dice De Luca – anche perché non intendo alimentare gli ipocriti professionisti della finta antimafia, la quale si combatte con la buona e sana Amministrazione e non con certi blasonati convegni o comunicati stampa, utili solo a lavarsi la coscienza per non aver mai fatto nulla di concreto nella lotta al malaffare. La città di Messina non merita di subire queste umiliazioni, soprattutto oggi che ha dimostrato di essere stata compatta nel rispetto delle regole”.

L’ex presidente del Parco dei Nebrodi: “Fatto gravissimo”

“Quanto accaduto è gravissimo – dichiara Giuseppe Antoci, Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi, scampato ad un agguato mafioso nel maggio 2016.
E’ incredibile che mentre nel nostro Paese migliaia di famiglie sono costrette a non poter vedere morire i loro congiunti e a dover poi effettuare esequie solitarie e riservate, a Messina accadano cose di questo genere. Personaggi che, con arroganza, pensano che le norme valgano solo per alcuni mentre altri, sull’onda del delirio di impunità, pensano di poter fare i padroncini dei territori volendo, forse, dimostrare che proprio in quei territori comandano loro”.
“Ma è ancora di più incredibile – continua Antoci – che i familiari del defunto ringrazino pubblicamente il Sindaco definendo invece i giornalisti, che si sono occupati della vicenda, dei pezzi di merda. Ma siamo impazziti? Queste frasi – continua Antoci – mi ricordano quelle scritte dalla famiglia Giuliano, ritenuta dalla DDA di Catania come gruppo criminale con base a Pachino, contro Paolo Borrometi, solo perché si occupava anche di loro raccontando gli affari di cosa nostra in quel territorio. Contro Borrometi, poi, anche un attentato scoperto per un pelo dalla magistratura e qualche giorno fa minacce anche a Salvo Palazzolo”.
“Sono felice che il Sindaco De Luca abbia preso le distanze dai ringraziamenti ma restano comunque come pietre quelle dichiarazioni farneticanti e minacciose dei parenti contro i giornalisti – continua Antoci. Questa terra ha già visto cadere sotto i colpi della mafia troppi di loro e vede ancora tanti giornalisti in trincea, alcuni dei quali costretti a vivere sotto scorta o che, semplicemente scrivendo con coraggio nomi e cognomi, rischiano anche la vita. Sono certo che la Magistratura e le Forze dell’Ordine di Messina sapranno, come sempre, dare un seguito all’accaduto” – conclude Antoci.

Articolo precedenteIncidente sulla Palermo-Catania: 2 feriti, chiusa carreggiata
Prossimo articoloCoronavirus Messina, il Nursind: “all’ospedale di Taormina controlli a rischio”

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here