Oggi ci lascia Claudio Muscherà: professore a scuola e nella vita

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Il saluto al professore Muscherà nel giorno del suo pensionamento (04-06-2011)

Questo non è un articolo come tutti gli altri ma una lettera a cuore aperto di un ex studente un pò scapestrato, che durante gli anni del Liceo Scientifico nel suo inconscio ha avuto modo di imparare tanto da un professore speciale che oggi purtroppo ci ha lasciati. Claudio Muscherà, insegnate di Italiano, Storia, Latino, Geografia, Educazione Civica e aggiungerei anche maestro di vita.

Appassionato di cinema d’autore, divulgatore del sapere che nel suo lavoro ha dato l’anima, insegnando tantissimo a generazioni di studenti che sul momento, un pò per la giovane età e un pò per l’incoscienza, non potevano rendersi conto dell’immensa fortuna che avevano nell’aver trovato un professore del suo calibro. Senza nulla togliere alla preparazione degli insegnanti di oggi, ma non so quanti ne siano rimasti davvero come lui.

La notizia avuta oggi mi ha fatto fare un balzo indietro di qualche anno e l’amarezza che si è venuta a creare dentro di me in questo momento è davvero indescrivibile. Ricordo che fu proprio Claudio Muscherà a condurre la prima ora del primo giorno di scuola al Liceo Scientifico, dove la sua prima frase, ovviamente dettata da grande ironia, è stata “benvenuti ad Alcatraz”, per poi spostare lo sguardo su di me, seduto al primo banco, e chiedermi: “tu lo sai che cos’è Alcatraz?”. Oggi quel vocione rimbomba ancora più forte nella mia testa. Ricordo che scelse me come suo segretario e puntualmente alla fine di ogni ora venivo chiamato a scrivere i compiti per casa sul registro di classe e questo avvenne per tutti gli anni in cui abbiamo avuto lui come professore. “Scibilia puoi venire”, diceva  invitandomi alla cattedra per trascrivere quello che avremmo dovuto fare a casa.

La prima volta che mia madre andò a parlare con i professori al classico incontro con i genitori Muscherà reagì dicendo: “Scibilia?? Ah già Scibilia…il mio segretario”. Oggi è molto strano pensare a com’ero e come sono diventato e nonostante sia passato tanto tempo, i ricordi legati alla sua figura sono talmente tanto influenti in me che sembra sia accaduto tutto ieri; anzi credo proprio che di fronte a queste notizie le lancette dell’orologio si fermino da sole, il tempo non esiste più e purtroppo non può nemmeno tornare indietro.

Sono innumerevoli i momenti chiave che mi tornano in mente pensando al professore Muscherà, talmente tanti che forse scriverò un libro un giorno. Tuttavia non posso non citare il modo in cui leggeva e spiegava i “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni e l’enfasi che ci metteva. Studenti del passato mi dicevano che ci sarebbe stato un capitolo in particolare in cui si sarebbe commosso, ma io non ci credevo, fino a quando con i miei occhi non l’ho visto piangere alla lettura del XXXIV capitolo, forse il più commovente del capolavoro di Manzoni, dove viene descritta la peste del 1630 attraverso una particolare scena di una madre, che con i segni della malattia addosso e il volto sconvolto dalle lacrime, ripone il cadavere di sua figlia sul carro dei monatti.

Il professore dopo essere scoppiato a piangere e dopo essersi preso due minuti di pausa riuscì a leggerci, senza poca fatica, il fatidico capitolo. Solo con il passare degli anni ho capito il valore di quel momento e il messaggio che conteneva tale amarezza. Pensare che oggi sia proprio un virus ad impedirci di fare l’ultimo saluto ad una vera e propria istituzione del sistema scolastico fa davvero uno strano effetto, ma sono convinto che certe persone sono destinate ad essere immortali, perché vivranno per sempre nella memoria di tutti gli studenti che hanno avuto l’onore di avere lui come insegnante.

Oggi non è più lei a piangere professore, oggi siamo noi studenti che piangiamo nel pensare di non poterla abbracciare per l’ultima volta per via di un nemico invisibile, che pur non essendo quello descritto da Manzoni nei Promessi Sposi, ci impedirà di farle l’ultimo saluto. Proprio in virtù di ciò ho preso la scelta di ricordarla in questo modo e di fare le condoglianze a sua moglie e ai suoi figli da parte mia e dei miei ex compagni di classe. Questo non è un addio professore, lei resterà sempre vivo nel nostro ricordo.

                                                                                                           Il suo segretario

                                                                                                             Stefano Scibilia

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