In questi giorni abbiamo letto, con una qualche preoccupazione, proposte che ipotizzano una privatizzazione “temporanea”, con l’estensione delle aree attualmente in concessione, delle spiagge maggiormente frequentate, di solito vicino o di fronte ai centri abitati. Altri propongono di indirizzare i residenti e i turisti non paganti verso le spiagge dove non esistono concessioni balneari.
Ci troveremmo così in una specie di apartheid alla rovescia, dove i turisti si guarderebbero a distanza da sdraio in spiagge semivuote per garantire le distanze, mentre gli isolani e i turisti che intendono fruire di quello che è prima di tutto un bene pubblico e comune si troverebbero ammassati in spiagge “libere”, dove probabilmente sarebbero costretti a fare a ombrellonate per mantenere le distanze. Non è ipotizzabile una divisione delle spiagge in classi aeree del tipo “business” o “turistica”. I litorali dell’isola devono rimanere accessibili a tutti con i soli limiti obbligatori e temporanei dati dal distanziamento sociale.
Noi crediamo che una destinazione turistica sia attraente se prima di tutto è attraente la qualità della vita di chi ci abita tutto l’anno e che, visto anche il probabile calo del turismo, sarà bene lasciare le concessioni balneari così come sono per poi fare, se necessario, anche in base alle prenotazioni e ai reali flussi turistici, gli adeguamenti che saranno necessari in alta stagione e concordati caso per caso. Tali adeguamenti in ogni caso dovranno essere assimilabili alle attività dei “Punti Blu”, (possibilità temporanea di noleggio a richiesta su spiaggia libera contigua alla concessione esistente di ombrelloni e lettini e loro rimozione a fine giornata senza alcun ritocco della concessione demaniale)
E’ sempre più chiaro che la difficile stagione turistica che ci aspetta porrà a operatori turistici e alle Amministrazioni pubbliche problemi inediti e Amministratori e Operatori dovrebbero fin da subito puntare ad una offerta diversificata, finalizzata in primo luogo all’aumento del turismo naturalistico, all’aria aperta, sia sulla costa che lungo i percorsi escursionistici alla cui promozione la stessa Regione Toscana si è dimostrata sensibile anche con la recente approvazione del regolamento attuativo della legge per la valorizzazione dei cammini regionali fra cui potrebbe essere inserita la nostra Grande Traversata Elbana.
L’Isola d’Elba e le altre isole dell’Arcipelago Toscano hanno in questo senso non solo molto da offrire ma anche molto da scoprire e valorizzare, a cominciare proprio dalle decine e decine di spiagge selvagge e dalle piccole spiagge, le cosiddette pocket beach, che punteggiano le nostre coste. Si tratta spesso di spiagge sconosciute, malamente o per niente segnalate, con sentieri di accesso non manutenuti, nelle quali spesso l’unica pulizia viene effettuata dal volontariato ambientalista e da qualche imprenditore turistico più illuminato. Alcune di queste spiagge sono state privatizzate, impedendo l’accesso attraverso i sentieri pre-esistenti. L’ultimo dossier “Mare in Gabbia” di Legambiente ne segnalava più di 10 in tutta l’Elba.
Legambiente Arcipelago Toscano e CAI Isola d’Elba si rivolgono agli amministratori comunali, all’Ente Parco, alla GAT perché si avvii finalmente un’opera di valorizzazione degli accessi alle pocket beach e alle spiagge più remote, facendone uno di pezzi portanti dell’ossatura del turismo sostenibile che occorre creare non solo per affrontare la crisi post Covid-19 ma anche per costruire un’economia turistica resiliente che guardi con fiducia al futuro delle nostre isole.
Per esempio, occorre non solo segnalare spiagge e sentieristica ma anche indicare quale sia la loro possibile capienza in base alle nuove regole imposte dal distanziamento sociale. Bisogna allo stesso tempo proteggere l’importante e spesso rara flora costiera che spesso queste spiagge ospitano, ma anche questo è un elemento di valorizzazione che aggiunge ulteriore bellezza a luoghi unici.
Bisogna insomma non privatizzare ulteriormente ma liberare e accogliere il turista soddisfacendo la sua curiosità e la sua voglia di avventura e conoscenza.
Le professionalità e le capacità non mancano in un’isola dove, grazie all’istituzione del Parco Nazionale e alla scommessa di imprenditori che guardano al futuro, alla presenza di associazioni attive e di guide con un’elevata professionalità, il turismo escursionistico e di natura è diventato già un elemento portante che ha permesso di tamponare in parte la crisi del turismo balneare tradizionale già in atto da tempo.
Il futuro della nostra economia è scritto anche nei sentieri che portano al nostro magnifico mare e ai panorami stupendi delle nostre colline e dei nostri monti, bisogna solo leggerlo meglio e far conoscere questo racconto di storia, tradizioni e natura a chi viene nelle nostre isole. Ma bisogna farlo subito, investendo risorse che le nuove regole del distanziamento sociale impediranno di spendere in iniziative più effimere e che hanno poco o nessun effetto sulla fidelizzazione del turista.
Ufficio stampa
LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano