Se, da una parte, usando le parole del Ministro Dario Franceschini, quella che sta vivendo e si appresta a vivere il turismo post-Covid è e sarà una stra-crisi, dall’altra le regioni meridionali possono e debbono puntare senza più alcuna esitazione sul turismo di prossimità, eco-sostenibile, accessibile ed all’aria aperta. La Calabria ha più di una chance da giocare in questa sfida epocale. Quella che abbiamo di fronte, infatti, non è soltanto un’uscita di sicurezza dall’emergenza. È certamente una tendenza oggi imposta dal rischio pandemia che però può diventare, con una diversa consapevolezza pubblico-privata, un punto di non ritorno per costruire e consolidare una proposta turistica interna ed esterna, destagionalizzata, distintiva e competitiva. In questa prospettiva, la leva del cosiddetto nuovo eno-turismo diventa addirittura salvifica per i terroir della terra che fu degli Enotri.
È quanto dichiara Tommaso Greco, area marketing e relazioni esterne de iGreco che nel condividere la drammaticità dello stop imposto a tutto il sistema economico dall’emergenza Coronavirus con ricadute pesantissime sul settore della ristorazione e dell’accoglienza (horeca) e quindi del turismo, coglie anzi tutto l’occasione per esprimere vicinanza ed ottimismo a tutta la rete imprenditoriale che ha investito risorse importanti in Calabria, continuando a credere nelle straordinarie opportunità di questa terra e con sacrifici oggettivamente superiori alle aziende di altre regioni.
Al mondo delle imprese ed a quelle del turismo in particolare – continua – servono però aiuti veloci, concreti, chiari e diretti per rendersi protagonisti adesso di quel turismo della ripartenza che, come da più parti si sta sostenendo in questo momento, è integrato col territorio, con i ristoranti e con le strutture di accoglienza, con i beni di culturali e le produzioni gastronomiche locali; è rispettoso dell’ambiente e consente esperienze per pochi o piccoli gruppi della durata di mezza giornata, di una giornata o di un weekend; si può praticare anche all’aperto, con le visite in vigna che accompagnano quelle in cantina.
I dati del Rapporto sul Turismo Enogastronomico italiano 2020 confermano che il vino e prodotti di qualità certificata (Dop, Doc e Docg), già prima dell’emergenza Covid fondamentali per il turismo enogastronomico a livello internazionale, sono uno dei driver della domanda di turismo con una crescita tripla rispetto ai settori turistici tradizionali. Con la differenza non da poco – aggiunge – che se in tempi normali la wine experience si viveva prevalentemente in cantina, ora in tempo di Covid-19 sarà sempre di più anche un vigna, dove ci sono naturalmente gli spazi per il distanziamento interpersonale.
Ecco perché – conclude Tommaso Greco, invitando la Calabria a dimostrare coraggio e laboriosità – quella collegata all’eno-turismo può diventare non soltanto un’attività economica strategica per contrastare il drastico calo nella vendita e nella distribuzione ma una nuova frontiera culturale, diffusa ed integrata dell’accoglienza, dal mare all’entroterra, dalle vigne ai centri storici per una regione che non può non trarre benefici naturali e spontanei dalle nuove tendenze open air, come ad esempio vendemmia didattica, picnic tra i filari e degustazioni all’aperto.