La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito provvedimenti cautelari nei confronti di 6 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’autoriciclaggio di capitali, truffa, esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria e creditizia, reimpiego di proventi illeciti, intestazione fittizia di beni. I clienti venivano truffati prospettando loro investimenti poi non effettuati, mentre il gruppo intascava il denaro. Al centro dell’inchiesta “Affari sporchi” c’è Prospero Lombardo, di Brolo, ex consulente Fideuram, radiato da Consob dall’albo dei mediatori finanziari nel 2016 proprio per irregolarità nella sua attività. Il provvedimento della Consob era scattato dopo la segnalazione dell’istituto di credito, quest’ultimo da considerarsi parte lesa.
Il provvedimento, siglato dal Gip del Tribunale di Patti Andrea La Spada su richiesta del PM Andrea Apollonio, ha posto 2 persone ai domiciliari, per 2 è scattato l’obbligo di dimora, infine altri 2 presunti complici hanno l’obbligo di dimora nei comuni di Brolo e Palermo. Tra loro ci sono altri due mediatori finanziari, amici di lunga data di Prospero Lombardo. I finanzieri della Tenenza di Capo d’Orlando, coordinati dal Gruppo di Milazzo, guidato dal tenente colonnello Alessandro Freda, dopo intercettazioni, sequestri di documentazione e pedinamenti, hanno anche sequestrato circa 800 mila euro che sarebbero frutto delle condotte di riciclaggio e autoriciclaggio scoperte. Ad incastrare il gruppo sono stati soprattutto i dati ricavati dai pc, tablet e chiavette Usb sequestrate, e le conversazioni in chat Whatsapp sul “gruppo Money”, da cui Lombardo dava le direttive ai collaboratori. “Siamo una squadra e tutti corriamo per lo stesso obiettivo”, “Gladiatori pronti per la battaglia quotidiana e mai soli”, “Forza leoni, uniti e insieme si vince!”, alcune delle frasi “motivazionali” intercettate dalle Fiamme Gialle. L’indagine ha smascherato una organizzazione che ha raccolto ingenti somme da ignari clienti, per oltre 2 milioni di euro, per poi riciclarli, sfruttando una serie di società operanti nel settore della mediazione creditizia ed altre società cartiere, utilizzate per emettere false fatture, necessarie per la ripulitura delle illecite provviste truffate.Secondo la Procura di Patti, guidata dal Procuratore Capo Angelo Cavallo, la mente dell’operazione sarebbe il brolese Prospero Lombardo, che ha messo insieme i suoi presunti complici quando ancora lavorava come promotore finanziario per Fideuram, ed ha poi continuato anche una volta licenziato dalla banca e radiato da Consob. L’uomo era riuscito a carpire la fiducia di ben 18 clienti, truffati per conseguire il denaro. Tra loro, facoltosi imprenditori e professionisti noti.
Lombardo avrebbe costituito una serie di società, tra cui la “Money Solutions” di Brolo con a capo Gaetano Provenzani di Milazzo e la Trust Group di Palermo, che secondo l’accusa servivano a far “perdere le tracce” del denaro. Scatole vuote, insomma, affidate a congiunti ed altri promotori finanziari, che costituivano un network comunque controllato da Lombardo. Le vittime erano tanto sicure della fiducia del promotore finanziario da consegnarli addirittura le credenziali d’accesso dei propri rapporti bancari. In poco tempo, però, i clienti si sono accorti dei notevoli ammanchi sui conti correnti, a fronte dei quali il promotore non aveva invece mai effettuato alcuna operazione sui mercati d’investimento. Sono quindi scattate le prime denunce e l’audit interno dalla banca, alla fine del quale Lombardo aveva confessato. La giustificazione addotta da Prospero Lombardo, nel corso delle indagini interne della banca, era di aver sottratto fondi ai clienti per poi girarli ad altri clienti, per ripianare le loro posizioni: una illecita “catena di S. Antonio”, in un quadro in cui i clienti investitori avevano messo a sua disposizione il proprio patrimonio a fini d’investimento finanziario, investimenti effettuati solo in minima parte.Dopo il 2016, secondo i finanzieri, Prospero Lombardo ha continuato a riciclare denaro attraverso quattro società, due delle quali completamente fantasma, pur non figurando mai come rappresentante legale o titolare di quote. Con tutti, però, vantava di avere il suo ufficio personale riservato presso ognuna delle società.