La Calabria dei borghi è costituita per gran parte da edilizia povera, risultante storica di trattative sociali, di limitatezza degli spazi e del vivere semplice del passato. Una povertà ereditata in quasi tutti i centri storici del Sud Italia che è bellezza da preservare, senza cedere a scelte drastiche in fase di selezione degli interventi di riqualificazione. Purtroppo, ed è l’aspetto più delicato, non c’è più alcuna formazione adeguata per il restauro, come invece in altri Paesi europei. (Pane). – Le dimore storiche hanno traguardato un futuro possibile e rispetto a questo dato le questioni da porci oggi devono essere perché, cosa, per chi e per quale popolazione si recupera un Centro Storico? (Rossi) – È raro trovare oggi in Calabria esempi di identità preservati rispetto alla dittatura del cemento armato ed alle deturpazioni diffuse di cui siamo tutti colpevoli, Università inclusa. (Manfredi) – In questa terra in cui è stato distrutto il nostro patrimonio distintivo, sul bello prevale quasi ovunque il brutto ed il non finito. Che fine ha fatto il paesaggio agrario? I primi responsabili di questa distruzione sono stati anzi tutto le autonomie locali. Per evitare di continuare a correre il rischio di creare ulteriori contenitori senza contenuti, lasciando palazzi isolati come denti cariati, bisogna stoppare la distruzione del tessuto connettivo che fa faceva e fa parte di un unico insieme. (Valensise) – Ma, soprattutto, perché continuare a finanziare e cosa in grandi centri storici già colmi di contenitori di difficile gestione come ad esempio quello di Cosenza? (Coscarella) – L’esortazione resta quella di studiare la storia come condizione preliminare di ogni progetto di rigenerazione (Perugini) sapendo che la tutela del bello contribuisce anche a ridurre il tasso di criminalità (Guagliardi).
Sono stati, questi, alcuni dei passaggi più interessanti emersi nel corso della inaugurazione del workshop su La rigenerazione dello spazio storico (in programma per fine ottobre) ospitato nell’Auditorium Alessandro Amarelli in occasione della decima edizione della Giornata nazionale delle Dimore Storiche Italiane (ADSI), promossa Sezione Calabria dell’ADSI guidata dall’Ambasciatore Gianludovico de Martino che ha aperto il dibattito sottolineando i numeri di questo importante patrimonio delle dimore.
Insieme ai borghi esse rappresentano – ha spiegato – l’elemento qualificante e non de-localizzabile del paesaggio italiano e delle sue importanti declinazioni turistiche ed economiche. Quasi 15 mila tra ville, castelli, rocche, torri e palazzi: un dato che rappresenta il 17% del patrimonio culturale nazionale, di proprietà privata, gestito quindi da eredi delle famiglie o da fondazioni, che fa registrare circa 30 mila posti di lavoro e ogni anni 45 milioni di visitatori, per un fatturato di 272,5 milioni di euro; numeri paragonabili – ha scandito de Martino – a quelli dei musei pubblici.
A ringraziare l’ADSI e l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Cosenza rappresentato dall’architetto Paola Giuliani, per la scelta del Palazzo di famiglia e del Museo della liquirizia come location sia dell’evento formativo patrocinato dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e dalla Regione Calabria che dei workshop è stato l’Amministratore Delegato Fortunato Amarelli, portando anche i saluti di Confindustria Cosenza di cui è presidente.
Il Presidente Amarelli ha colto l’occasione per sottolineare quanto sia importante che alla rigenerazione dei luoghi storici sia necessario far seguire un forte collegamento con il tessuto sociale garantendone la fruibilità. Ne sono esempio l’Auditorium Alessandro Amarelli ed il Museo della Liquirizia: sono stati ristrutturati da privati ma messi a disposizione della comunità e dei visitatori.
Nel corso del dibattito, coordinato dal comunicatore e lobbista Lenin Montesanto che ha esordito richiamando la nefasta prospettiva sulla distruzione catastrofica del paesaggio storico italiano anticipata già 45 anni fa dal regista Pier Paolo Pasolini nel celebre documentario La forma della città (andato in onda il 7.2.1974 sulla Rai) sono intervenuti in video conferenza anche il Sottosegretario di Stato, MIBACT Anna Laura Orrico ed il professore Francesco Mauro Minervino, docente di antropologia culturale all’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro e, in sala, il Presidente regionale di Ance Giavan Battista Perciaccante che ha sottolineato la questione aperta e complessa della mobilità e della vivibilità alla base di ogni concreta prospettiva di rivitalizzazione dei centri storici. – Messaggi di apprezzamento per la qualità dell’iniziativa, di cui è stata data lettura, sono giunti dall’assessore regionale allo sviluppo economico e turismo Fausto Orsomarso e dalla direttrice della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza Francesca Casule.
Al termine del vivace confronto, suddiviso in due panel, tra Giulio Pane professore di Storia dell’Architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, Franco Rossi professore di Tecnica e Pianificazione Urbanistica dell’Unical, Tommaso Manfredi Direttore del Dipartimento di Patrimonio, Architettura e Urbanistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Cristiana Coscarella professore di Storia dell’Architettura del Dipartimento di Studi umanistici dell’Unical, Francesca Valensise vice Presidente della Sezione Calabria ADSI, Dottore di ricerca in Conservazione dei Beni architettonici e Ambientali e Raynaldo Perugini, professore all’Università degli Studi Roma 3, l’ingegnere Giovanni Guagliardi, responsabile Urbanistica Area Edilizia e Territorio di Confindustria Cosenza ha illustrato i principali strumenti di incentivazione pubblica per la rigenerazione dello spazio storico, con particolare riferimento al cosiddetto Superbonus del 110% previsto con il Decreto Rilancio.
Gli architetti Angelo De Luca, Massimo Cuconato e Sergio De Luca, membri della commissione cultura dell’Ordine, hanno infine anticipato contenuti e modalità di svolgimento del workshop in programma per martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 ottobre a Palazzo Amarelli con le lezioni del Professor Perugini su Il linguaggio del giardino tra architettura e simbolo, della paesaggista Giusy Manfredi su Interventi di paesaggio tra architettura e natura e della restauratrice Simona Feraudo su Dialogo e sinergia tra restauratore e progettista. (Fonte: Museo Giorgio Amarelli – Comunicazione Istituzionale/Strategica – Lenin Montesanto Comunicazione & Lobbying)