Non è più tollerabile che aree del Paese come la Calabria possano essere prese in considerazione solo come terra di conquista. Sarebbe assurdo e paradossale far rientrare anche la nostra regione tra le zone rosse, non per elevato numero di contagi, ma per la scoperta dell’acqua calda: la fragilità del sistema sanitario. Molti di quanti rappresentano Parlamento e Governo di questo Paese, probabilmente non sanno neppure dove si trovi e come è fatta la Calabria; così come non sanno a queste latitudini il fondamentale diritto alla salute è negato da decenni. – La sanità di questa regione è commissariata da oltre 10 anni da politici e governanti che non solo non conoscono la geografia di questa nostra terra. Un inutile commissariamento che ad oggi non ha prodotto nessun risultato, se non quello appunto di cancellare diritti e far aumentare costi, sprechi ed emigrazione sanitaria. Chi ha reso inesistente la sanità in Calabria dovrà assumersi le proprie responsabilità. Coinvolgendo i sindaci, il Governo Nazionale ha oggi il dovere di garantire subito ai calabresi le stesse opportunità e gli stessi diritti riconosciuti nella stessa ed unica Repubblica Italiana. – E dobbiamo pretendere che i nostri diritti siano non solo riconosciuti sulla carta ma resi effettivamente fruibili da tutti: con ospedali, con medicina territoriale, con più medici e con più infermieri. Dovete darci le armi per combattere questa guerra di civiltà; le armi non solo per vincere contro questo mostro invisibile, ma per curare quotidianamente tutte le malattie senza abbandonare le nostre case, i nostri paesi, le nostre famiglie.
Sono stati, questi, alcuni dei passaggi più importanti dell’intervento del Sindaco Filomena Greco alla commemorazione del 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, celebratasi prima nella Cattedrale di San Michele Arcangelo e poi, con la tradizionale posa della corona d’alloro, al Monumento dei Caduti e dedicata quest’anno alle vittime di tutte le guerre ed quelle causate dalla pandemia Covid-19. – Insieme al Primo Cittadino e alla Giunta erano presenti il parroco Don Gino Esposito, il Comandante della Polizia Locale Patrizia Marino, rappresentanti della locale stazione dei Carabinieri e della Capitaneria di Porto, una delegazione della sezione locale dell’ANMIG – Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra.
La pandemia – ha aggiunto il Sindaco – ci ha insegnato che dobbiamo allontanarci da chi per anni ha gestito la sorti della Calabria e non ha avuto le capacità di porre rimedio ad una questione meridionale che ancora oggi è diventata la questione chiave del rilancio dell’intero Paese. È dimostrato dal gigantesco divario esistente, in termini di infrastrutture primarie e di garanzia effettiva dei diritti fondamentali, tra il Sud ed il Nord del nostro Paese; un gap rimasto sostanzialmente intatto, se non peggiorato, dalla nascita ufficiale del Regno d’Italia; divario ancora oggi irrisolto, anzi diventato più ampio, dopo quasi 7 generazioni. È una vergogna nazionale ed europea.
Nel corso della cerimonia organizzata in forma ristretta e sobria il Primo Cittadino si è rivolto infine ai giovani. Oggi – ha sottolineato – stiamo combattendo una battaglia difficile e dura contro un nemico invisibile che sta cercando di toglierci ciò che per noi è più importante: il contatto fisico, l’abbraccio, la stretta di mano e, con l’obbligatorio utilizzo della mascherina, il sorriso e l’identità. Non vediamo i sorrisi e non riconosciamo le persone. Ma questa è una guerra che ognuno di noi deve combattere – ha concluso la Greco – per amore di chi ci sta vicino. Sappiamo e comprendiamo benissimo il sacrificio che stiamo chiedendo ai giovani: questa per voi è l’età della spensieratezza che dovreste vivere appieno, l’età dei primi amori, dei primi baci, delle uscite. Siete chiamati ad un sacrificio grande per un amore grande: quello per la vostra famiglia, per i vostri genitori, per i vostri nonni.