“Frammenti di Umanità”: è questo il nome dell’incontro organizzato dall’associazione Vitambiente per discutere di temi delicati, attuali e cruciali, quali quello dell’accoglienza, dell’integrazione, della fratellanza tra i popoli.
Partendo da due libri, “Frammenti di vita” e “Dall’accoglienza all’integrazione”, due “pietre miliari lungo un meraviglioso percorso” -come ama definirli l’autore- e dalla sua esperienza, di uomo prima ancora che di professionista.
Vitaliano Fulciniti, delegato dallo Stato di dirigere per 14 mesi il “Cara Casa”, così come ha fin da sempre chiamato il “Regional Hub Sant’Anna” di Crotone, ha messo a disposizione della platea e dei suoi lettori ogni momento del suo percorso, umano e professionale, narrato con estrema sensibilità ed emozione. Quel percorso che ha fatto di un Centro d’accoglienza come e più difficile di tanti altri, un giardino pieno di vita, di sentimento e di esperienze, un vero modello da emulare. E di cui oggi, purtroppo, dacché trasformato in “Centro di quarantena”, resta solo uno straordinario ricordo, da trasferire alla memoria collettiva.
L’incontro-dibattito si è tenuto presso la sede di Fondazione Astrea, a Catanzaro, che da sempre ospita le iniziative di Vitambiente e, in particolare, convegni e dibattiti di alto valore etico e morale.
Dopo i saluti di rito del presidente di Vitambiente Pietro Marino, ed un suo accorato appello a non disinteressarsi alla questione “accoglienza”, a partecipare anche con piccoli gesti alla dinamica dell’integrazione nella nostra terra; al via il racconto di Fulciniti, accompagnato da una carrellata delle immagini più significative che hanno contrassegnato la sua esperienza.
In quelle immagini c’è Khalid, c’è Ahmed, c’è Lazare, c’è Kami, ci sono tanti volti sorridenti per la vita ritrovata, ci sono occhi pieni di speranza e mani impegnate in innumerevoli attività: dipingere, costruire, piantare, cucire. Ci sono i tanti collaboratori del Cara Casa, ci sono momenti di festa, di scambio: sono questi i “frammenti di vita”.
“Appena arrivai al Centro, per prima cosa decisi di chiamarli “fratelli”, e non più “ospiti”, come da protocollo. -racconta Fulciniti- Bisognava sentirsi a casa, non ospiti temporanei. Poi riempii il Centro immediatamente di contenuti, singoli progetti. Primo tra tutti quello relativo al verde: prendersi cura dell’ambiente trasferiva ad ognuno di loro il rispetto per ciò che c’era intorno. Finì che le strade del Centro non erano mai state così pulite e, addirittura, con il materiale di riciclo, realizzarono composizioni artistiche e floreali”.
Di lì, una serie di progetti interessanti e coinvolgenti, tra cui quello delle Pigotte in collaborazione con Unicef, che fu il pretesto per allestire due laboratori per cucire e dipingere.
Il tutto, spiega Fulciniti, “Nel pieno rispetto reciproco delle differenze culturali: è fondamentale incontrarsi a metà strada. Come quando incontrai il leader del Pakistan, ed organizzammo una festa di Natale congiunta”. Ci sono troppe fake news sulle presunte intolleranze culturali. “Nel centro si dipingeva, e gran parte dei fratelli musulmani dipingeva il volto di Cristo”.
Nascono così i due libri (dei cinque complessivamente sull’argomento, di cui appunto tre attualmente in cantiere) di Vitaliano Fulciniti, ex della Guardia di Finanza e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Il primo libro nasce per mettere nero su bianco tutto ciò che nel bene e nel male accadde al Regional Hub, incluse le visite ispettive settimanali della Prefettura che, ovviamente, mai si sono concluse con alcun rilievo, certificando di fatto la totale liceità del lavoro svolto” -dice Fulciniti- “Il terrore che tutto il lavoro svolto si cancellasse dalla memoria era troppo grande, così lo affidai alle pagine del mio libro”. “Il secondo nasce durante la quarantena, poiché ho mantenuto fortunatamente un rapporto costante con molti ex ospiti del Centro, oggi trasferiti in altri Paesi, e gli ex collaboratori, preoccupati perché non più in grado di aiutare chi soffriva”.
Dopo l’emozionante viaggio nei ricordi di Fulciniti, significativo l’intervento di Fatima Zahri, mediatrice interculturale di origini marocchine. Grazie a Fatima Zahri la platea ha potuto conoscere le dinamiche dell’accoglienza più da vicino. “L’integrazione è un equilibrio fragile -ha etto- non ci integriamo tutti nello stesso modo, non rinunciamo tutti immediatamente ai nostri ricordi, ai nostri usi: ognuno ha i suoi tempi, ognuno la vive a suo modo”.
“Alcuni riescono già da subito a proiettarsi verso il futuro nella loro nuova terra, altri si aggrappano disperatamente alla propria identità, perché non hanno più nulla. Le persone che lasciano casa lasciano alle proprie spalle tutto: modi di vestire, parlare, cibo, e si ritrovano catapultati in un mondo totalmente diverso. Se vogliamo, dopo una corretta accoglienza, fare veramente integrazione, dobbiamo imparare a rispettare i tempi ed i delicati equilibri che segnano la vita di ogni ospite o fratello”.
Interessante il dibattito apertosi a fine serata, moderato dalla giornalista Anna Trapasso. Un dibattito che lascia intendere come per Vitambiente questo dell’integrazione sia un tema caro e un argomento mai del tutto esaurito, perciò faranno seguito altri interessanti incontri di natura non meramente espositiva ma di tipo propositivo e interventivo, come da sempre negli intenti di questa vivace Associazione.