Elba, attivato il primo ambulatorio multidisciplinare Post-Covid

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PORTOFERRAIO – All’ospedale di Portoferraio è stato attivato il primo ambulatorio multidisciplinare Post-Covid. “Si tratta di un servizio – spiega Riccardo Cecchetti, Direttore UOC Medicina Interna e specialista in Medicina Interna e in Reumatologia nonché coordinatore dell’ambulatorio – dedicato a quelle persone che siano state positive al coronavirus e ne portino ancora le conseguenze. Alcuni soggetti, pur completamente guariti dall’infezione, possono soffrire per mesi di sintomi debilitanti come stanchezza persistente, mal di testa, mancanza di respiro, perdita dell’olfatto, dolori muscolari e articolari, febbre, disfunzione cognitiva e altro trovandosi in una situazione che, seppur priva di definizione esatta, viene chiamata Long Covid”.
“Per dare una risposta a questo nuovo tipo di problematica – continua Cecchetti – è stato attivato un nuovo ambulatorio effettuato due volte al mese in ospedale dove si accede con richiesta del medico curante e con codice esenzione P01. La grande novità rispetto ad esperienze simili sta nel fatto che riunisce in modo multidisciplinare una serie di figure professioniali specialistiche come gli pneumologi (Dott. F. Querci, Dott. L. Sardo), i cardiologi (Dott. A. Iurato, Dott. E. Calogero), i neurologi (Dott.ssa E. Bollani) oltre al sottoscritto in qualità di internista e reumatologo. Ma l’equipe si avvale, a seconda dei problemi clinici emergenti anche degli altri specialisti dell’ospedale come otorino, dermatologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, psichiatra etc. Per realizzare questa idea è stato fondamentale il sostegno del Direttore del Presidio, Luigi Genghi, e del Direttore di Zona Distretto Fabio Chetoni, oltre che della fattiva collaborazione della AFT dei medici di famiglia dell’Elba, coordinata da Amerigo Mattera”.
“Attualmente – conclude Cecchetti – esistono pochi dati, sulla incidenza del Long Covid, ma le donne sembrano avere il doppio delle probabilità di svilupparlo rispetto agli uomini, almeno fino ai 60 anni, quando poi il livello di rischio diventa simile. Oltre all’essere donne anche l’età avanzata e il sovrappeso sembrano essere fattori di rischio. Il danno d’organo causato da un’eccessiva risposta infiammatoria attivata dal virus, ma anche una reazione autoimmune indotta dal virus stesso potrebbero essere responsabili dei sintomi del Long Covid. Il virus potrebbe presentare alcune similitudini con componenti dell’organismo e far quindi generare anticorpi che possono reagire anche contro i nostri organi o tessuti, definiti per questa ragione “autoanticorpi”. L’ipotesi autoimmune potrebbe giustificare la più elevata incidenza nelle donne. Infatti, la risposta immune sia per fattori genetici che ormonali è più forte nelle donne rispetto agli uomini e questo rappresenta un’arma a doppio taglio: la prognosi del Covid-19 acuto è più severa nel sesso maschile ma le reazioni autoimmuni sono più frequenti nel sesso femminile”.

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