Centri antiviolenza in beni confiscati ‘Ndrangheta

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Da una parte, cogliere senza indugi la straordinaria occasione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e, quindi, la destinazione eccezionale alle regioni meridionali di una così importante quota di risorse comunitarie per progettare e realizzare finalmente infrastrutture e servizi sociali finalizzate a ridurre nei territori ogni ulteriore ostacolo alla piena affermazione della parità di genere. Dall’altra, attivarsi per attingere all’enorme ed inutilizzato patrimonio di beni confiscati alle mafie per rifunzionalizzarli in centri antiviolenza ed elevare, quindi, il livello di assistenza del sempre maggiore numero di donne vittime di questa piaga sociale e culturale. Le istituzioni pubbliche in generale ed i comuni in particolare dimostrino la massima attenzione su queste due priorità e sfide.

È quanto ha ribadito Lella Golfo, fondatrice e attuale Presidente della Fondazione Marisa Bellisario, intervenendo nel corso della presentazione del suo libro Donne che fanno la differenza, un percorso di sinergie, battaglie e risultati raggiunti in 34 anni della Fondazione di impegno in prima linea per la parità di genere. – Ospitata nella serata di ieri (venerdì 26 novembre) nella Tenuta Ciminata Greco a Corigliano-Rossano, la manifestazione promossa dalla stessa Fondazione era inserita nel quadro delle manifestazioni organizzate in tutto il mondo nella settimana dedicata alla Giornata internazionale (25 novembre) per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Quante sono – ha scandito Lella Golfo – le strutture sequestrate alla ‘ndrangheta in Calabria? Perché non ne facciamo centri di accoglienza, di formazione, di lavoro e di svolta per le donne?Insieme allo sforzo pedagogico e culturale che deve partire dagli asili, questo mi sembra un modo serio per aiutare concretamente le donne, così come il reddito di libertà in discussione al Parlamento.

Coordinati da Lenin Montesanto, comunicatore e lobbista, insieme alla Golfo sono intervenuti anche l’assessore comunale alle politiche sociali, cultura e politiche di genere, Alessia Alboresi, Beatrice Coletti presidente di Tivù, società partecipata da Rai e Mediaset, Telecom Italia, Confindustria Radio Televisioni e Aeranti-Corallo, nata nel 2008 per promuovere in Italia l’offerta televisiva digitale terrestre gratuita e lanciare la prima piattaforma satellitare gratuita italiana(Tivùsat);il sindaco di Cariati Filomena Greco e Teresa Ruberto, da ieri sera ufficialmente e rispettivamente referente provinciale (Cosenza) e regionale della Fondazione.

Da tutte le socie – ha sottolineato la Greco nel suo intervento, ringraziando la presidente Golfo per la qualità del suo impegno storico a tutela dei diritti delle donne – ci aspettiamo di continuare a ricevere stimoli inequivocabili per le attese e speranze di tutta la grande rete di donne che ogni giorno continuano ad offrire, in ruoli e con posizioni diverse, un contributo prezioso, qualificante e distintivo nei territori. La sfida da combattere è anche per quest’anno quella di invertire i dati e superare il gap gender. Le statistiche Istat sugli effetti sull’occupazione raccontano che nel solo secondo trimestre 2020 si sono contate 470 mila occupate in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo del 4,7 per cento. In percentuale, dei posti di lavoro persi in tre mesi, 841 mila in tutto, quelli femminili sono stati il 55,9 per cento: un bilancio pesante. Gli effetti della pandemia, emergenza dalla quale ancora non siamo usciti, si sono fatti sentire anche in questo anno che va verso la conclusione. Nel 2021 l’occupazione è cresciuta. Penalizzata nella prima fase della pandemia anche dagli accresciuti carichi familiari, la dinamica dell’occupazione femminile ha gradualmente recuperato nel corso del 2021 , ma soprattutto grazie a contratti di lavoro temporanei, molti dei quali sono scaduti nei mesi autunnali: tra le donne oltre l’82 per cento dei posti di lavoro creati nel 2021 erano a termine (72 per cento tra gli uomini). Il lieve incremento del lavoro permanente ha invece favorito, seppur di poco, l’occupazione maschile: a settembre e ottobre le assunzioni a tempo indeterminato tornavano sui livelli pre-pandemici tra gli uomini mentre tra le donne erano di oltre il 3 per cento inferiori rispetto al 2019. 

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