Nel centro storico di Bra, all’interno di un suggestivo palazzo ottocentesco, ha sede il Museo di Storia Naturale Craveri, un museo unico e sorprendente che sa restituire a grandi e piccini tutto il fascino delle esplorazioni d’oltreoceano dell’Ottocento. 11 sale, dedicate a coloro che amano la scienza ma soprattutto a famiglie e bambini, permettono ai visitatori di immergersi nella natura alla scoperta delle sue meravigliose creature.
Fossili, minerali, piante, animali e soprattutto uccelli, al Museo Craveri c’è un intero mondo da scoprire, nuovo come doveva apparire nuovo e stupefacente il Messico agli occhi di Federico Craveri e del fratello Ettore che, nella prima metà dell’800, partirono da Bra per esplorarlo.
Dai suoi viaggi avventurosi, dei quali ci restano numerosi diari, Federico Craveri spedì e riportò a Bra tantissimo materiale da studiare che oggi trova posto nelle sale del museo che egli stesso iniziò ad allestire: fossili, minerali, uccelli, rettili, anfibi, farfalle, mammiferi…
Visitare il museo è un viaggio che parte dalla sala storica – che conserva il modellino della nave che Federico condusse nell’esplorazione delle coste della Bassa California; il suo binocolo, il suo sestante, i suoi strumenti scientifici che lo hanno accompagnato nei viaggi in Messico, Canada, Cuba e Stati Uniti; le sue ricerche e le sue invenzioni realizzate dopo il rientro in patria.
I fossili della Sala di Scienza della Terra raccontano di un tempo lontanissimo nel quale buona parte del Piemonte era ricoperto dal mare. Fra gli oltre 100 reperti esposti spiccano i resti del cranio e di una costola del Sirenio di Bra l’ultimo “dugongo” vissuto nel Mediterraneo e ormai estinto da 3 milioni di anni.
Il museo custodisce animali di un mondo tutto da esplorare, quello che si svelava agli occhi dei pochi esploratori temerari che nell’Ottocento partivano per studiarlo.
Alle collezioni americane dei Craveri si sono aggiunti nel tempo molti animali provenienti da altri continenti. Grandi mammiferi, come tigre, puma, orso, canguro, formichiere, ed uccelli esotici, come struzzi, tucani, pappagalli, colibrì; e poi ancora coccodrilli, serpenti, scorpioni, farfalle… Centinaia di animali conservati al museo affascinano i visitatori e li guidano in un percorso che unisce lo stupore alla didattica.
Da non perdere la Sala degli Uccelli europei – dove, dei circa 300 esemplari esposti, è possibile ascoltarne il canto, dal gufo reale al pulcinella di mare, dal gallo cedrone al pellicano (i colibrì non sono uccelli europei e non ne abbiamo il verso) – e la Sala degli Habitat dei Braidese, dove 4 diorami ricostruiscono la fauna e la flora degli ambienti naturali del circondario, dalle zone umide fra Tanaro e Stura di Demonte all’ambiente collinare del Roero. Diorami che, all’ombra di salici, querce, castagni e pini silvestri, ospitano cinghiali, caprioli, volpi, tassi, nutrie, aironi, poiane, salamandre, libellule e molte altre specie, permettendo al visitatore di osservare uno spaccato del territorio con le sue piante ed i suoi animali.
Da qualche mese il museo ha messo a disposizione gratuita delle famiglie che lo visitano un gioco divertente e interattivo, scaricabile tramite un QR code su tablet e smartphone, nel quale, di sala in sala, genitori e figli devono rispondere a domande e cercare oggetti, in un gioco di squadra che permette a tutti di imparare divertendosi. Non solo, attraverso una nuova estensione della app, grazie al QR code sarà anche possibile usufruire gratuitamente di un’audioguida in tre lingue (IT, ENG, DH) che permetterà di ascoltare le informazioni direttamente dal proprio cellulare in modalità privata (tenendo il telefono poggiato all’orecchio) o in audio diffuso in condivisione con amici e famiglia
Il museo dispone anche di un laboratorio didattico, nel quale vengono organizzate attività per le scuole e per le famiglie e di un bel giardino che al suo interno, in un’apposita serra, ospita una ricca collezione di piante grasse, che prende origine proprio da alcuni cactus e fichi d’India riportati a Bra dal Messico da Federico Craveri.
Come molti naturalisti dell’800, Federico Craveri, oltre che per l’esplorazione, era interessato a molte delle discipline scientifiche che studiano il mondo della natura. Fu chimico, geologo, alpinista, botanico e zoologo, ma soprattutto fu uno dei primi meteorologi italiani. A lui si deve l’invenzione dell’Eliofotometro, che storicamente fu il primo strumento in grado di misurare l’irraggiamento solare. Fu fondatore dell’Associazione Meteorologica Italiana così come lo era stato del Club Alpino Italiano, La sua collezione d’erbario, insieme alle altre conservate nel museo, è oggi iscritta nell’Index Herbariorum del New York Botanical Garden, indice mondiale che raggruppa le collezioni botaniche di pregio, accessibili agli studiosi e ai ricercatori. Il Museo Craveri è il racconto di tutti questi mondi meravigliosi.