Amarelli: ripercussioni saranno più gravi. Serve liquidità

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Il presidente di Confindustria Cosenza, Fortunato Amarelli, lancia l’allarme per la tenuta della fragile economia calabrese. Il 70% dell’industria italiana è fermo. Si tratta di una perdita per tutto il Paese, è una parte importante di ricchezza che viene meno. Credo siano state disposte dal Presidente del Consiglio misure per contrastare l’emergenza con 25 miliardi immessi subito sul mercato e 200 miliardi come fondo di garanzia, ma non si può pensare ad un futuro roseo. In Calabria – dice all’Adnkronos il presidente di Confindustria Cosenza – ci sono settori estremamente penalizzati come il turismo ed i trasporti, che saranno gli ultimi a ripartire.
Difficile immaginare una stagione estiva simile a quelle passate, sicuramente mancheranno gli stranieri. Ciò non ci deve fermare, dalla prossima settimana infatti insieme a questi imprenditori dovremo costruire dei meccanismi per migliorare l’offerta e recuperare quanto più possibile. Proprio perché la Calabria non ha il Pil e le industrie dell’Emilia-Romagna – aggiunge Fortunato Amarelli – le ripercussioni saranno ancora più gravi. La nostra non è una regione a piena occupazione, ha un tasso del 55% di disoccupazione, soprattutto giovanile, e la perdita di ricchezza ne provocherà un ulteriore aggravio. Avremo un impatto più importante rispetto ad altre regioni. Il problema delle aziende cosentine, come nel resto d’Italia, in questo momento è quello della liquidità. Mancando gli incassi, si fatica a coprire le scadenze. Gli strumenti per venire incontro agli imprenditori sono ancora lontani dall’essere realmente attuati. La sospensione del versamento dei contributi e l’attivazione della cassa integrazione sono misure utili, il danno però è molto più elevato rispetto agli importi che si riescono così a recuperare.
L’agroalimentare calabrese è di alta qualità ed ha una grande forza con grandi prospettive di crescita. Rappresenta un pezzo importante del motore economico regionale, soffre di meno, ma non in tutti i settori. Un esempio: la fascia che si occupa della produzione di conserve ed ha come riferimento la grande distribuzione in questo momento ha avuto anche degli incrementi di fatturato, chi lavora con piccoli negozi ha invece subito un crollo verticale degli ordini. Nelle prossime settimane con una stretta maggiore – denuncia il presidente di Confindustria Cosenza – avremo non solo una sospensione del lavoro, ma una mancanza di ricchezza per tutti gli italiani. Ne vedremo gli effetti, per circa un anno, saranno mesi difficilissimi. Conseguenze che ricadranno sugli anelli più deboli della catena come i precari che verranno licenziati. Vale la pena essere attenti affinché si contengano i contagi, ma è bene lavorare con il bisturi e non con la mannaia. Dobbiamo cercare di salvare l’economia, continuare per quanto è possibile a lavorare. Le banche in questo momento sono il nostro pronto soccorso finanziario e devono trovare il modo di velocizzare le procedure per erogare alle imprese le risorse messe a disposizione dal Governo. Le aziende calabresi non possono aspettare.

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