Ivano Dionigi, rettore dell’Alma Mater università di Bologna, lancia l’allarme sui tagli effettuati sul Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) a livello nazionale. In base alle cifre odierne, mancherebbero c.a. trecento milioni di euro e già dal prossimo anno non si riuscirà più a coprire il costo di tutti gli stipendi del personale delle Università. In questo modo, si dovranno tagliare corsi e ricerca, facendo diventate gli atenei degli enti inutili.
Luana Cinti, vice responsabile per l’Emilia Romagna dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “La situazione che il settore della cultura, a livello nazionale, sta vivendo e si appresta a dover sostenere per via della progressiva attuazione della manovra 2011 è tutt’altro che rosea. Per chi ha vissuto da vicino i cambiamenti, in questi ultimi anni in ambito scolastico, ha ben chiaro il quadro di una progressiva involuzione a discapito, necessariamente, della didattica e dei servizi in generale all’interno della struttura in cui si offre la propria professionalità.
Si tratta, ancora una volta, del tentativo di salvare il salvabile rincorrendo quei pochi fondi rimasti e non ancora prosciugati dai deliri del governo che vanno a colpire, come sempre in Italia, i settori portanti di una moderna società civile e sui quali si fonda il nostro futuro, pur di non intaccare gli antichi e sedimentati privilegi. Le contraddizioni non si contano più. Come si può tenere in piedi l’idea di un premio per le Università virtuose se a stento, con i tagli, riusciamo a coprire l’ammontare degli stipendi?
Il discorso di Dionigi riguardo al Fondo Finanziario Ordinario è allarmante – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, ma inascoltato perché sconveniente. In fondo la gara è potersi vantare della conferma dei premi nonostante tutto. Poco importa se il buco di bilancio, ancor più affossato dai tagli, andrà a discapito della ricerca e degli strumenti necessari alla didattica, e queste non si possono semplicemente accantonare come un oggetto superfluo o marginale. Senza contare – conclude la Cinti – che a livello di immagine l’Ateneo perderà progressivamente di credibilità, anche perché i retroscena e i risvolti di tali manovre resteranno sconosciuti ai più”.