Un euro per un cornetto e fino a tre euro e cinquanta per un cappuccino. Sono questi i prezzi che la cronista di Repubblica si è vista rifilare fingendo di essere una turista straniera in vacanza a Roma.
Dopo il pranzo in uno storico ristorante romano costato 650 euro a due giapponesi, continuano le stangate ai turisti da parte dei commercianti della Capitale. I baristi del centro storico si ostinano a macchiare l’immagine della nostra città di fronte al mondo presentando agli stranieri scontrini con prezzi che valgono il doppio rispetto a quelli pagati dai clienti romani.
Oltre al prezzo, inoltre, anche la qualità del prodotto cambia. La giornalista, infatti, dopo aver pagato tre euro per una spremuta d’arancia, si è vista servire un bicchiere annacquato con tre cubetti di ghiaccio e mezzo arancio spremuto.
“Con questi comportamenti Roma continua a presentarsi come una realtà del terzo mondo, dove il turista viene visto dai cittadini come il classico pollo da spennare” commenta in questo modo la notizia il responsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti Vittorio Marinelli, che aggiunge sconcertato: “L’Italia è passata in pochi decenni dall’essere un paese di morti di fame a un paese di gente che specula sulla fame altrui, senza avere la minima dignità che tante volte persone povere al contrario hanno. Questo si spiega con un tratto cromosomico che contraddistingue l’italica stirpe che, come ricorda oggi il Silvio nazionale, ben lungi dall’essere composta da santi, bensì da briganti i cui eredi ritroviamo oggi disseminati nei bar di Roma”.