Nel giorno di pubblicazione sul BURT della legge regionale n. 29/2009, meglio conosciuta come la legge sull’immigrazione, il Popolo della Libertà toscano avvia una campagna informativa e di preadesioni mentre presenta il Comitato promotore del referendum. Sono sei, i primi ‘padri’ del Comitato destinato ad allargarsi fino a un più massiccio gruppo di lavoro: si tratta del Presidente della Fondazione Magna Carta Toscana Leonardo Tirabassi e di una squadra di docenti universitari che va dal giurista e Paolo Armaroli al sociologo della religione Pietro De Marco, dall’ecometrista Maurizio Grassini all’ordinario di filosofia politica Raimondo Cubeddu, fino allo storico Gerardo Nicolosi.
La presentazione è avvenuta stamani in grande stile, in una conferenza stampa alla presenza del Coordinatore e del Vice-coordinatore regionale On. Massimo Parisi ed On. Riccardo Migliori, con i Capigruppo regionali Roberto Benedetti (AN-PdL) e Alberto Magnolfi (FI-PdL) e tutti i Consiglieri regionali.
«Di fronte al fatto che questa legge è stata fortemente ed inderogabilmente voluta dalla maggioranza e dalla Giunta regionale in un momento particolare e delicato come il periodo elettorale – esordiscono i rappresentati del PdL – e di fronte alla lettura distorta, talvolta falsa, che di essa hanno tentato di dare durante tutta la campagna elettorale e tentano di dare anche nel periodo del ballottaggio alcuni esponenti e candidati della sinistra, la nostra iniziativa di avviare le procedure per la richiesta di referendum abrogativo ha la finalità di ripristinare un minimo di autenticità nell’informazione dei cittadini e di verità nel merito delle questioni per noi estremamente importanti e gravi».
«Il Comitato promotore che oggi presentiamo e che avrà il compito di redigere i quesiti referendari – continuano – è costituito da personalità estremamente autorevoli del mondo culturale ed accademico toscano (in particolare delle scienze giuridiche) a garanzia dell’approccio serio e documentato che intendiamo dare alla nostra iniziativa che non ha carattere propagandistico, ma nasce da obiezioni fondate sia per quanto riguarda la costituzionalità stessa della normativa, sia per le ricadute sociali, culturali ed economiche che essa impone a tutta la comunità toscana».
«E’ indubbio, infatti, che la nuova Legge regionale sull’immigrazione (come previsto dal comma 2 dell’art. 2 e dai commi 27, 28, 29, 35 e 37 dell’art. 6, oggetto del referendum abrogativo) equipara per alcuni aspetti salienti come l’accesso a fondamentali servizi sociali (e non più solo di assistenza sanitaria di emergenza), i cittadini regolarmente presenti sul territorio regionale italiani o stranieri con quelli dimoranti in Toscana in forma irregolare e clandestina. Un grave atto di discriminazione al rovescio, che apre una prospettiva inquietante per la Toscana quale inevitabile terra promessa per tutti gli irregolari e i clandestini d’Europa, generando di fatto una zona franca a giuridisdizione differenziata nel nostro continente».
«Una simile mostruosità – concludono gli esponenti del Pdl – è il frutto della ricerca, da parte di Martini e per conto dell’intera sinistra, di nuovi collanti ideologici dopo la caduta di quelli tradizionali, individuati nella logica della mera contrapposizione al governo. Questa legge è un esempio di tale strategia, così come lo sono stati il Piano casa, la contrarietà ai Cie, l’avversione alla legge Brunetta antifannulloni».