La rabbia dei produtto toscani di cereali

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Prezzi in picchiata, costi in aumento, scarsa redditività. Il grano italiano vive un momento decisamente delicato che costringe gli agricoltori a pensare di rivolgersi verso altre colture. Con il rischio che la produzione toscana e quella italiana finiscano per venire soppiantate da quanto arriva d’oltreoceano. Per questo i produttori di cereali toscani non ce la fanno più, il loro grano viene venduto a rimessa anche di 500 euro per ettaro con i sottocosti dovuti alla differenza tra costi di produzione alti durante la semina dello scorso anno e i prezzi di vendita dell’attuale campagna di commercializzazione. Della difficile situazione del settore cerealicolo se ne parlerà venerdì 9 ottobre alle 9.30 al Palace Hotel Due Ponti di Siena dove si terrà l’assemblea di Toscana Cereali, l’organizzazione di produttori che ha sede a Siena, nata nel 1990 alla quale aderiscono 3.650 soci, di cui 3.120 associate a 19 cooperative, rappresentando complessivamente 182.000 tonnellate di prodotto.

Al centro della discussione l’attuale fase di mercato, la crisi del settore, le possibili strategie di intervento. Dopo l’apertura dei lavori del presidente di Toscana Cereali Adio Assunto Marretti e l’introduzione del direttore di Toscana Cereali, Luciano Rossi, sono previsti gli interventi di Maria Grazia D’Egidio, direttore del Cra-Qce per la presentazione dei risultati del “Monitoraggio qualità del grano duro”, di Enzo Rossi e di Anna Maria Betti, rispettivamente assessore all’Agricoltura della Provincia di Grosseto e di Siena. Prima del dibattito con gli operatori del settore e i rappresentanti del mondo sindacale e della cooperazione, sono in programma gli interventi di un rappresentante della Regione Toscana e di Nicola Rossi, dirigente del ministero delle Politiche agricole.

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