Consumi in picchiata. La crisi colpisce consumatori e piccole imprese. Parla Vivoli presidente di Confesercenti Toscana

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I dati resi pubblici oggi da Unioncamere riguardanti il commercio in Toscana confermano l’allarme lanciato in questi ultimi mesi da Confesercenti.

Si tratta del dato peggiore dal 2005 ad oggi: -4,2% con una punta media di -6,4% nelle piccole imprese. Ed a questi si aggiunge l’aumento dei prezzi e più in generale del costo della vita.

“Dire che va male è essere ottimisti” commenta Massimo Vivoli presidente regionale Confesercenti.

Anche il settore alimentare ne esce colpito segno che la crisi si fa più profonda e colpisce beni di prima necessità.

Il punto è che le prospettive appaiono ancora più buie. “Basti pensare -aggiunge il Presidente di Confesercenti – solo a quanto peseranno le addizionali IRPEF e l’IMU sulle nostre aziende o cosa produrrà in termini di consumi il previsto aumento di 2 punti IVA, in autunno e la deregulation degli orari, piuttosto che ai nuovi criteri per la programmazione delle medie e grandi strutture di vendita”.

Dai dati delle vendite al dettaglio risulta chiaro come nella generale flessione della domanda, le piccole imprese siano quelle che pagano il prezzo più alto, con picchi negativi per il settore abbigliamento e calzature. Non sorride neppure la grande distribuzione nonostante le “regalie” che quotidianamente le vengono fatte. In questo quadro s’inserisca il tema del credito alle imprese e si avrà così ancora più chiara la situazione drammatica in cui operano i nostri imprenditori.

“Abbiamo già avuto modo di chiedere che le forze politiche che sostengono il governo Monti, – sottolinea Vivoli – ma anche tanti enti locali si esprimano su questi temi e magari si facciano anche carico di proposte ed iniziative mirate e concrete. Oggi siamo a chiedere alla Regione e agli enti locali toscana di avviare con le parti sociali un confronto specifico sui temi dello sviluppo delle piccole imprese del commercio in Toscana, che si traduca in scelte ed atti chiari, coerenti e tempestivi. Lo chiedono oltre centomila imprenditori e interessa sicuramente un numero ben più ampio di lavoratori del settore”.

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