Londra – «A Livorno i profughi libici sono stati sfrattati con mesi di anticipo rispetto al previsto dall’ostello di Villa Morazzana. Il tutto senza che gli venissero proposte offerte alternative e in completa assenza di progetti di integrazione. Alla Regione questi sembrano comportamenti accettabili? E le motivazioni addotte dal Comune di Livorno per chiudere la struttura sono suffragate e confermate dalla Asl 6?»
E’ con queste domande che il caso dell’allontanamento improvviso dei profughi libici ospitati dall’aprile 2011 nella struttura di Villa Morazzana a Livorno approda all’attenzione del governo toscano.
Merito di un’interrogazione urgente presentata questa mattina dal Consigliere regionale Marco Taradash (Pdl), che tra l’altro chiede anche espressamente alla giunta regionale «se il modello di intervento proposto dalla Regione Toscana preveda la possibilità di una interruzione improvvisa del sostegno in corso senza che venga indicata alcuna alternativa».
L’esposizione dei fatti è affidata alla premessa: «A seguito della decisione presa dalla Regione Toscana nel marzo 2011 di accogliere i profughi centro e nord-africani fuggiti dalla Libia in guerra non in campi appositamente attrezzati ma in strutture piccole e più confortevoli, il Comune di Livorno in data 2 aprile 2011 offrì la sua disponibilità a ospitare alcune decine di profughi tunisini in fuga dalle zone di guerra in Libia nell’ex ostello di Villa Morazzana. Il vantato modello toscano dell’accoglienza, con le piccole strutture a misura d’uomo, tanto sostenuto dalla Regione, a Livorno è stato tuttavia sospeso prima della scadenza prevista, dopo una prima proroga, per il 31 dicembre 2012 in base a un contratto fra gli attuali gestori e la Prefettura, senza che né da parte della Regione né degli enti locali venissero proposte soluzioni alternative».
Così, ricorda ancora Taradash nella sua interrogazione, «il 31 luglio scorso i 39 rifugiati sono stati costretti, nonostante le loro proteste, a lasciare la struttura di Villa Morazzana. 17 hanno accettato di essere trasferiti in centri di accoglienza a Prato e Grosseto, gli altri hanno trovato temporanea accoglienza in un Hotel cittadino». La struttura, morale della favola, è stata chiusa e licenziati i quattro inservienti che lavoravano nell’ex ostello dove i 39 profughi ricevevano sostentamento e assistenza completamente a carico dello stato. E il Comune di Livorno: «Secondo l’amministrazione comunale (che prima di siglare il contratto con Prefettura aveva previsto un bando per una diversa destinazione della Villa già a partire dalla fine di giugno) la chiusura del centro è stata resa necessaria da motivi igienico-sanitari. Ma nessun verbale di infrazione – scrive Taradash nella sua interrogazione – ha fatto seguito a un’ispezione effettuata dalla Asl livornese nello scorso aprile». Di più: per l’ex ostello pare profilarsi all’orizzonte un futuro fulgido: «Si ipotizzano ora destinazioni più remunerative per la Villa (di proprietà dell’amministrazione comunale) come confermato da una dichiarazione raccolta nell’ufficio del Patrimonio del Comune di Livorno e riportata nelle cronache del Tirreno secondo cui “La posizione dell’amministrazione non è dettata da cattiva volontà o sottovalutazione del problema, ma da un quadro economico e finanziario che è, rapidamente, decisamente mutato. La scarsa flessibilità del bilancio impedisce di interrompere ulteriormente l’iter avviato per Villa Morazzana”».
Profughi immolati ai conti comunali? Potrebbe sembrare.
Intanto la parola passa alla Regione.