“Riprendiamoci il futuro. La rivoluzione verde parta da qui”, la preoccupazione “giusta” dei giovani dell’Isola d’Elba

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Londra – Riceviamo dal Forum Giovanile dell’Arcipelago Toscano e ben volentieri pubblichiamo

Noi siamo i giovani dell’Elba ma in un certo senso siamo i giovani di tutto il mondo.
Siamo giovani e siamo preoccupati. Inquieti per il nostro futuro.
Un futuro che, se non faremo qualcosa oggi, potrebbe essere diverso da come lo sognamo, funestato da una crisi climatica che provocherà catastrofi e compromettera’ la salute della terra; l’unico pianeta che abbiamo.

Un esempio?
Il Paese di Marina Di Campo, che per effetto dell’innalzamento marino potrebbe sparire nel giro di pochi decenni.
Per questo chiediamo agli amministratori, con il documento che accompagna questa lettera, di restituirci il futuro.

Impegnandosi a rispettare le richieste concrete della carta: ”Ridateci il futuro. La Rivoluzione Verde parta da qui”. Istanze senza colore politico, scritte dai giovani perché gli “adulti” non sono stati in grado di farlo.

Chiediamo dunque ai comuni dell’Arcipelago Toscano, all’Ente Parco, ad Esa ,Asa ed E-Distribuzione di sottoscrivere la dichiarazione “Riprendiamoci il futuro. La rivoluzione verde parta da qui”;impegnandosi moralmente di fronte alla collettività a muoversi subito e concretamente per combattere l’assassinio della nostra Terra; prendendo anche ufficialmente atto dell’ “Emergenza Climatica” in corso. Gli impegni che chiediamo alle amministrazioni (ma come detto non solo a loro) riguardano tutti gli aspetti della vita quotidiana, dai trasporti al verde pubblico e ,una volta presi, dovranno essere seguiti da azioni e atti concreti da parte degli enti.

Per assicurarci che ciò accada invitiamo tutti i comuni e gli altri soggetti sopra a indicare una data disponibile, preferibilmente nella settimana di mobilitazione del 20-27 settembre, per tenere un incontro pubblico-question time, dove potremo capire cosa davvero intendono fare per salvare il clima. L’appuntamento sarà poi fissato al 27 settembre a Portoferraio per la presentazione ufficiale del nostro manifesto in occasione di una manifestazione-festa ambientale.

Sperando che per quella data sarà già stato possibile incontrare almeno una volta tutte le Istituzioni coinvolte . Sarà necessaria anche la costituzione di un Comitato Intercomunale per vigilare e coordinare l’attuazione del documento da organizzare al più presto.

Le parole non ci bastano più,né abbiamo sentite fin troppe,ora è giunto il momento dei fatti, degli impegni,degli stanziamenti e dei tempi precisi. Chi non si assume questo compito sarà responsabile davanti alla storia di un furto di futuro ,forse il più grande mai compiuto.

Forum Giovanile dell’Arcipelago Toscano

RIPRENDIAMOCI IL FUTURO:
LA RIVOLUZIONE VERDE PARTA DA QUI

PREMESSA

Siamo i giovani dell’Isola D’Elba e abbiamo paura per il nostro futuro. Siamo i giovani dell’Isola D’Elba ma in
realtà siamo i giovani di tutto il mondo e siamo tanti, preoccupati ma soprattutto arrabbiati per come stanno andando le cose. Temperature che continuano a crescere, livelli del mare sempre più alti, fenomeni meteorologici estremi sempre più devastanti e frequenti. Ovunque è evidente, ovunque provoca danni, ma qui di più, molti di più.

Il Mediterraneo è, insieme all’Artico, l’area del mondo dove le temperature si stanno riscaldando più rapidamente e le isole saranno quelle che subiranno i danni maggiori e anticipatamente. Studi del CNR dicono che spiagge come quella di Marina di Campo rischiano di scomparire entro questo secolo, che la scarsità di acqua dolce sarà sempre più acuta, che la biodiversità insulare è la più a rischio, che la nostra economia turistica è in pericolo per le ondate di caldo estive sempre più insostenibili e persistenti.

Per questo abbiamo deciso di darci da fare, sulla spinta delle coscienze mosse dal Fridaysforfuture e dalle lotte di Greta, perché il futuro è nostro ma potrebbe non esserlo se le classi dirigenti continueranno a ignorare una questione che non è di destra o di sinistra, rossa, verde o gialla, ma semplice, oggettiva, di scienza.

E sulla scienza i giochetti politici e le minimizzazioni dei negazionisti valgono poco. Non c’è battaglia sociale, politica o civile che abbia significato senza un mondo dove sia possibile goderne i risultati. Per questo vediamo nello STOP alla crisi climatica la prima e assoluta priorità per ogni istituzione che abbia a cuore il futuro della popolazione e del nostro Paese.

Quella che viviamo è una emergenza, un’emergenza climatica globale e locale che merita di essere trattata come tale ma con un approccio sempre e comunque sistematico. Un’emergenza, proprio come quando si porta un malato in ospedale per salvargli la vita; quel malato oggi siamo tutti.

Tutti ma due volte noi, noi giovani che in questo mondo martoriato, reso inabitabile e insostenibile, e sfruttati fino al midollo ci dovremo vivere. Un mondo dove nonostante i progressi della tecnologia per vivere usiamo ancora il carbone, dove la C02 nell’atmosfera ha superato il livello di non ritorno, i pesci scompaiono da un mare sempre più caldo, sfruttato e inquinato, le specie si estinguono a un ritmo mai visto nella storia della Terra.

Un mondo impoverito ma ancora bellissimo, salvabile, l’unico che abbiamo e dove vogliamo vivere bene. C’è rimasto poco tempo però. Tutto quello che c’è da fare, tutto quello che si sono impegnati a fare i potenti del mondo (anche se non basta) va portato a buon fine entro il 2025 altrimenti avremo superato la soglia di non ritorno.

Il che significa danni irreparabili e conseguenze imprevedibili sulla vita quotidiana delle comunità, delle città, delle nostre isole. Questo vale per tutti ma in particolare per il territorio vulnerabile dell’Elba, a rischio innalzamento del mare, scomparsa di biodiversità, desertificazione, fenomeni meteorologici sempre più violenti e frequenti; un territorio che ha già, per alcuni versi, superato i limiti della sostenibilità. Dunque chiediamo alle Amministrazioni comunali, alle scuole, alle istituzioni, di fare tutte concretamente la propria parte, andando finalmente oltre le enunciazioni di principi e le promesse non mantenute e i progetti non attuati.

È con questa premessa che noi giovani, senza parzialità o visioni di parte, ma per attaccamento al nostro futuro scriviamo questa carta e le sue proposte concrete che chiediamo alle amministrazioni elbane e non solo di adottare, se non vogliono rendersi complici di chi nega la crisi climatica.

TRASPORTO PRIVATO
L’uomo deve muoversi. Ne ha bisogno per lavorare, ne ha bisogno per studiare, ne ha bisogno per mangiare e per divertirsi. Ne ha bisogno per vivere. Quello alla mobilità è un diritto che non si può limitare ma che deve essere inquadrato in una cornice ambientale chiara e sostenibile. Ciò non significa meno spostamenti, anzi, forse ne faremo anche di più ma sicuramente li faremo meglio, diversamente. Il progresso tecnologico è riuscito a sviluppare veicoli, piccoli e grandi, indipendenti dai combustibili fossili. Completamente ad emissioni zero.
Questi mezzi per quanto riguarda la micro mobilità urbana sono prevalentemente:
• biciclette (elettriche e non)
• monopattini elettrici
• bighe elettriche.
Questi strumenti rappresentano un’ottima alternativa all’auto, specie in città o nei paesi, ma anche per spostamenti più lunghi.

Cosa fare e come farlo
Per questo le amministrazioni devono, da subito, impegnarsi per regolamentare e incentivare in maniera innovativa la micro mobilità sostenibile. In particolare lanciando un Bike Sharing pubblico (che includa anche monopattini e bighe) comune per tutta l’isola, che permetta a Elbani e Turisti di spostarsi in bicicletta, senza troppe difficoltà, per i vari centri urbani. Affinché l’alternativa elettrica o di mezzi senza motore sia concretamente praticabile è necessario che ci siano percorsi adatti e sicuri a questa speciale categoria. Questo significa molto semplicemente: piste ciclabili. Tante piste ciclabili. Un buon punto di partenza potrebbe essere l’impegno per ogni Comune di realizzare piste ciclabili sul proprio territorio, entro 1 anno, che permettano di raggiungere tutte le varie località e frazioni del municipio. Entro 2-3 anni aprire una linea ciclabile-micro mobilità extraurbana di collegamento tra tutti i principali centri, usando come asse il tratto elbano della ciclopista Tirrenica. Non è un progetto ambizioso, altrove un’infrastruttura del genere spesso verrebbe data per scontata, invece qui nemmeno l’ombra.
Un mezzo elettrico ha poi bisogno di essere ricaricato abbastanza spesso, dunque se si vuole ridurre veramente le emissioni occorre installare (nei tempi di realizzazione delle piste locali) sufficienti punti di ricarica gratuiti e ben segnalati.
Tutto questo non è comunque sufficiente se la micro mobilità continua ad essere troppo costosa o praticamente inaccessibile ai più: è necessario rendere la spesa di acquisto di una bicicletta, di un monopattino elettrico o di una biga, detraibile dalle tasse comunali, almeno in parte.

Quanto al trasporto su auto e delle merci, anche qui la direzione è la stessa: elettrificare.
Come?
• aumentando il numero di colonnine, con almeno una ogni 100 abitanti;
• prevedendo parcheggi speciali;
• abbattendo il costo del biglietto della nave per chi viaggia con mobilità elettrica o ibrida;
• predisponendo contributi economici a famiglie, singoli o aziende che acquistano elettrico o ibrido.

Questo si devono impegnare a fare le amministrazioni elbane e a farlo il prima possibile.
Un altro invito che facciamo ai Comuni e alle altre istituzioni è quello di dare il primo esempio, soppiantando il proprio parco mezzi con auto elettriche a emissioni zero. Non si può pretendere dal cittadino ciò che non si fa per primi. Sosteniamo quanto detto nonostante siamo fermamente convinti che il futuro dell’Elba sia nel trasporto pubblico che va incentivato in ogni modo e reso sistematico e deve diventare il mezzo di mobilità principale per ogni abitante o ospite viaggiatore.

TRASPORTI PUBBLICI
Uno dei principali fronti su qui gli enti e le amministrazioni devono impegnarsi per costruire una realtà sostenibile è quella del trasporto pubblico, futuro della mobilità green ma se mal sviluppato anche potenziale nemico del clima, a causa delle eccessive emissioni.

Per questo le linee guida da seguire sono principalmente due:
• promuovere i mezzi pubblici come alternativa alla mobilità privata attraverso servizi efficienti ed economici;
• rendere gli stessi mezzi, navali o terrestri, ecologici o ibridi per neutralizzarne completamente le emissioni.
In seno a queste richieste e a quelle che seguiranno chiediamo anche la formazione di un tavolo per concordare stanziamenti e tempi relativi agli interventi che si sono dimostrati necessari.

Trasporto marittimo

Oggi
La situazione è sotto gli occhi di tutti: le corse quotidiane dei traghetti durante il periodo sia estivo che invernale hanno oramai creato delle nuvole artificiali sul cielo prima pulito tanto invidiato dai turisti nostrani. Legambiente, sempre in prima linea sull’Arcipelago per la difesa di questa nostra ricchezza ambientale, ha in più occasioni manifestato la propria preoccupazione in merito agli scarichi ambientali dei prima citati. Scarichi che attraverso la Co2 in essi contenuta contribuiscono non poco, sommati a milioni di altri, all’aggravarsi della Crisi climatica.

Cosa fare e come farlo
L’intenzione non è il condannare prematuramente, né tantomeno proporre una riduzione del servizio (anzi da intensificare), bensì:
• Chiediamo alle autorità che venga effettuato un monitoraggio tecnico per verificare il possibile danno ambientale in atto su base giornaliera.
• Chiediamo anche alle amministrazioni di impegnarsi a negoziare con Regione Toscana un irrigidimento dei vincoli sulle emissioni ambientali così da portare l’azienda ad azioni concrete nell’arginare lo scempio ambientale in corso.

Trasporto su gomma

Oggi
ATL, CTT nord, in futuro Autolinee toscane della RATP. In un susseguirsi di società, accorpamenti ed acquisti, l’unica variabile a non cambiare mai pare proprio l’efficienza del servizio di bus. Vedi la completa assenza di bus oltre le 18:35 fuori stagione, l’assurdo sovraprezzo a bordo, il disagio per potersi spostare da una località all’altra con l’obbligo di dover rientrare a Portoferraio. Per poi passare all’assenza di bar o tabacchini che vendano biglietti –a causa delle condizioni sfavorevoli offerte dalla CTT nord- tornando quindi a pagare il sovraprezzo. Tutto questo per non parlare delle linee extraurbane praticamente assenti in inverno che rendono impossibile per giovani e meno giovani servirsi del trasporto pubblico per i propri spostamenti. Costringendo chiunque quindi ad utilizzare propri mezzi, a scapito dell’ambiente.
La soluzione su cui chiediamo di impegnarsi alle amministrazioni è quindi rendere una sistematica e valida alternativa il trasporto autobus pubblico:
• attraverso corse costanti ed economiche che scoraggino l’uso della macchina e con esso emissioni che si potrebbero altrimenti evitare;
• impegnandosi a mettere a disposizione fondi propri o Europei per l’acquisto di nuovi mezzi e l’assunzione di personale.
Con qualche calcolo si apprende che basterebbe veramente poco. Ogni comune dovrà contribuire allo stanziamento secondo il bacino dei propri potenziali utenti e comunque rispetto alle disponibilità.

Promuovere un percorso di questo tipo deve essere anche impegno dell’azienda PUBBLICA che in quanto tale prima del profitto deve avere come obbiettivo l’efficienza e la sostenibilità. In un orizzonte più prolungato, che parte ora e guarda al 2030, le Amministrazioni Elbane devono mettere a disposizione risorse sufficienti per l’acquisto di mezzi elettrici, gli unici veramente in grado di salvarci dallo sconvolgimento climatico.
Solo così, attraverso un rilancio del trasporto pubblico su quello privato e di una sua progressiva elettrificazione si può pensare di avere un’isola veramente sostenibile e che non pugnala alle spalle il pianeta, dimenticando così di pugnalare anche sé stessa. Soprattutto sé stessa.

VERDE PUBBLICO, PRIVATO E BOSCHIVO
L’Elba è l’area della Toscana con la maggiore quantità di specie di flora (oltre 1.200), molte delle quali endemiche. Il territorio dell’Isola d’Elba offre una grande varietà di aree verdi, sia su suolo pubblico sia su quello privato, che contribuiscono a rendere unica l’isola e a mantenere pulita l’aria che respiriamo.
Purtroppo però queste aree non vengono tutelate come dovrebbero, tantomeno valorizzate, anzi spesso sono lasciate a sé stesse, abbandonate, soggette alla rovina e al degrado. Uno degli esempi più lampanti di verde pubblico, in questo caso urbano, trascurato, è il giardino de Le Ghiaie a Portoferraio che negli ultimi anni, fatta eccezione per due o tre alberelli piantati sporadicamente, ha subito una preoccupante perdita di alberi e nessuno sembra essersene curato.

Cosa fare
Non è certo difficile trovare soluzioni per salvaguardare le zone verdi elbane e accrescerne il numero.
Il problema è impegnarsi concretamente a realizzarle.

Questa attenzione risulta imprescindibile dal momento che gli alberi e la flora sono più che un elemento di decoro perché rappresentano il primo e più importante filtro dell’aria, fondamentale per ridurre l’impatto del devastante global warming. Per questo piantare più alberi in tutto il territorio, promuovere la creazione di più zone verdi, urbane e non, ripristinare i terreni lasciati in rovina, creare gruppi di volontari “amici degli alberi”, ricostruire e difendere la flora mediterranea anche fuori dal territorio del Parco, deve essere il primo passo verso un’Elba a emissioni zero.

Come farlo
Per rendere possibile questo le amministrazioni si devono impegnare in azioni concrete:
• Sostenere entro un anno (e a portare avanti nel tempo) progetti reali di “ricostruzione botanica” piantando nei terreni pubblici e in quelli privati (accordandosi con i proprietari, in cambio di una riduzione fiscale e sentito un team di esperti) specie arboree autoctone.
• Supportare e promuovere la creazione di gruppi volontari autorizzati ad occuparsi della cura degli alberi.
• Prevedere incentivi per coloro che decidono di piantare un albero nel proprio giardino o terreno.
• Ripopolare con flora locale le aree degradate.
• Istituire, per quanto riguarda il verde privato, una sorta di contratto edilizio-ambientale fra privati e amministrazioni con l’obiettivo di promuovere soluzioni ecologiche a favore di entrambi (come ad esempio l’installazione di pannelli solari o l’aumento di alberi e piante nelle proprietà private).

Questo è il minimo che si può fare per la salvaguardia del nostro patrimonio ambientale: deve essere però un punto di partenza e non di arrivo.
Un altro problema riguardante il territorio isolano è la presenza di animali nocivi quali i mufloni ed in particolare i cinghiali.

ECONOMIA SOSTENIBILE
Far fronte all’attuale crisi climatica ed ambientale implica necessariamente ripensare il nostro modello economico che da una parte continua ad accentuare disuguaglianza ed esclusione, dall’altra a sfruttare in maniera non più accettabile le risorse ambientali.

La direzione
L’obiettivo deve essere la creazione di un’economia sostenibile attraverso la progettazione di azioni concrete e mirate che permettano di armonizzare la protezione del patrimonio ambientale con il perseguimento di equità e benessere sociale.
Questo rilancio può trovare terreno fertile in un contesto come quello dell’Isola d’Elba considerando la centralità che questo nuovo modello conferisce alle relazioni, al legame con il territorio e allo sviluppo di reti relazionali.

Cosa fare e come farlo
Pertanto le nostre raccomandazioni alle amministrazioni locali toccano aspetti diversi ma sono tutte volte a perseguire lo sviluppo di una green economy:
• Optare per una conversione ad energie pulite da fonti rinnovabili nel settore pubblico (attraverso una riqualificazione energetica degli edifici pubblici) e promuoverla nel privato attraverso incentivi economici e fiscali e la facilitazione nelle procedure di presentazione e autorizzazione dei progetti.
• Supportare e promuovere lo sviluppo di un’economia circolare creando una filiera di prodotti riciclati e di materie prime secondarie sul territorio e, sulla scia delle esperienze di altri Comuni Italiani, prevedere la creazione di Centri di riuso e riciclo aperti alla cittadinanza riducendo così il volume di rifiuti.
• Sostenere le aziende che producono sul territorio attraverso incentivi economici e fiscali e valorizzare prodotti e produttori locali e una filiera corta di consumo.
• Prevedere forme di incentivi per l’edilizia sostenibile (bioedilizia).
• Prevedere incentivi economici e fiscali per le aziende che adottano misure volte alla sostenibilità e alla tutela ambientale (come nel caso di utilizzo di auto elettriche, istallazione di depuratori d’acqua e dispostivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ecc…).
• Organizzare momenti di incontro e di formazione con la cittadinanza sul consumo responsabile e sostenibile anche grazie alla cooperazione con associazioni, enti ed esperti del settore.

Turismo Sostenibile
Alla sostenibilità deve volgere anche il settore trainante della nostra economia locale: il turismo. Promuovere un turismo sostenibile e responsabile significa prendere in considerazione l’impatto sia etico che ambientale che il turismo ha sul luogo di destinazione e sulla popolazione locale.
In questo senso è necessario:
• puntare su un trasporto turistico incentrato sull’elettrico e il ciclabile;
• promuovere le strutture che adottano prodotti bio-responsabili;
• prevedere forme di incentivi per le strutture ricettive che adottano misure volte alla tutela ambientale riducendo gli sprechi e si dimostrano eco-friendly anche nei confronti dei loro clienti (ad esempio fornendo servizi per le auto elettriche, dando informazioni sui percorsi naturalistici, mettendo a disposizione degli utenti biciclette e altra micro mobilità urbana).

Costruire un turismo sostenibile significa anche allungare la stagione e la vita delle comunità con la valorizzazione dell’aspetto naturalistico del Parco e del Mare oltre che quello storico dei magnifici borghi e della città di Portofferaio. Un modello del genere potrà anche diventare un punto di riferimento per molte altre località che emulando l’esempio Elbano si impegneranno a fare la loro parte nel fermare questa drammatica emergenza.
Solo una svolta di questo tipo, di una crescita economica in senso green, può essere rilevante per fermare la crisi climatica che ci minaccia e che potrebbe privare del futuro la nostra generazione.

ENERGIE RINNOVABILI

Come siamo arrivati qui?

Da sempre le fonti rinnovabili accompagnano la vita degli uomini: l’energia pulita è stata al centro delle attività umane per millenni. Basti pensare all’uso della legna da ardere o ai mulini a vento. Dalla Rivoluzione industriale si assiste però ad un momento di svolta nella produzione di energia: l’utilizzo delle fonti fossili come carbone, gas e petrolio hanno permesso uno sviluppo tecnologico ed economico oltre ogni aspettativa ma ad un prezzo molto caro per il nostro pianeta. L’uso sfrenato delle risorse fossili infatti ha nel tempo prodotto sempre più inquinamento che ha esposto la Terra a crescenti cambiamenti climatici. Cambiamenti che nel breve termine porteranno, se non sarà fatto abbastanza per invertire la rotta, a danni gravissimi per l’ambiente e le comunità umane.

La direzione
Il progresso scientifico ci ha permesso di conoscere e di disporre di tecnologie in grado di fornire l’energia necessaria senza compromettere l’ecosistema. La crescente consapevolezza dell’importanza di proteggere il nostro ambiente ha favorito la diffusione di queste tecnologie in tutto il mondo.

Perché scegliere le energie rinnovabili?

Perché sono quelle energie provenienti da fonti (come il sole, il vento o il calore della terra) non soggette ad esaurimento, a differenza di quelle fossili presenti in misura limitata nell’ambiente. Il loro sfruttamento da parte dell’uomo quindi non ne esaurisce le scorte disponibili e dunque anche le generazioni future potranno usufruirne rispettando il principio di sostenibilità.

Quale è il vantaggio di queste energie?
Il loro utilizzo non comporta l’emissione di agenti inquinanti, come lo smog, o agenti chimici che causano danni all’ambiente e alla salute umana. Dunque le fonti rinnovabili ci permettono di avere energia pulita senza emissioni nell’aria di anidride carbonica uno dei gas considerati il principale responsabile dell’effetto serra e del cambiamento climatico.

Cosa fare e come farlo

• Chiediamo quindi che i Comuni della nostra Isola facciano un passo in avanti con l’istallazione di pannelli solari comunali che permettano di tutelare maggiormente l’ambiente ed incidere anche positivamente sulle bollette dei cittadini e sui bilanci considerando inoltre l’alto valore educativo che avrebbe una riqualificazione energetica verso fonti rinnovabili di scuole, di edifici pubblici o palazzetti dello sport per i più giovani.
• L’installazione di pannelli fotovoltaici, in un territorio come quello elbano, fortemente esposto al sole, permetterebbe all’isola di raggiungere una completa autonomia energetica verde, riducendo drasticamente l’impatto ambientale di tutte le attività quotidiane.
• Le amministrazioni comunali come gli enti responsabili si devono anche impegnare a prevedere sovvenzioni ed incentivi, attraverso uno specifico fondo da istituire entro un anno, per i privati, le aziende e gli altri enti che optino per l’adozione di fonti rinnovabili nei propri spazi.
• È poi importante che le amministrazioni predispongano canali per permettere l’acquisto pubblico dai privati disponibili dell’energia verde in eccesso dei loro impianti, a costo favorevole, da immettere successivamente nella rete.
• È necessario anche subordinare la concessione di permessi edilizi di costruzione e di ampliamento alla garanzia di autosufficienza energetica della struttura da realizzare-ampliare, insieme ad altre condizioni da inserire in un “patto verde” tra comuni e cittadini richiedenti.

La transizione definitiva verso fonti di energia rinnovabili è una condizione necessaria per rispondere all’acuirsi della crisi climatica e rendere l’Elba rispettosa del suo meraviglioso ambiente e del mondo intero.

SCUOLA
Perché?
Si dice che scuola plasmi il futuro. Che formi le nuove generazioni, le renda consapevoli e informate. Si dice ed è vero. La scuola è l’istituzione più importante e il suo ruolo quello più determinante per il futuro. Ma il futuro potrebbe non esserci. Potrebbe non esistere se l’Emergenza climatica non verrà fermata o rallentata, ora, subito.
Ed è questo il motivo per cui la scuola deve diventare la prima scintilla del fuoco che salverà il nostro pianeta.

Chi?
Il compito di darle questo ruolo attivo, e mantenerlo vivo nel tempo, è dei dirigenti, degli insegnanti e di noi studenti, vittime principali del delitto ambientale che buona parte delle precedenti generazioni ha commesso.

Come fare e cosa farlo?
Sulla scuola è prioritario agire su due fronti:
• l’aspetto formativo
• l’aspetto materiale, le buone pratiche da seguire.

Aspetto formativo
La scuola deve semplicemente prendere atto della situazione attuale, “capire che la nostra casa è in fiamme” dice Greta Tumberg, e dichiarare l’Emergenza Climatica.
Questo significa:
• Dare vita a laboratori e incontri costanti, in orario scolastico, con esperti e attivisti per formare una salda coscienza ambientale.
• Dal punto di vista didattico la Stella Polare sarebbe inserire l’ “educazione ambientale” tra le materie scolastiche. Sappiamo che questa scelta compete al MIUR, ma i singoli istituti possono fare comunque molto attraverso frequenti attività e libri di testo specializzati.
• Rendere gli studenti partecipi delle scelte ambientali del proprio territorio, costituendo un Comitato Studentesco Per l’Emergenza Climatica in ognuno degli istituti superiori e medi e attraverso progetti di dialogo e ascolto tra le classi.
• Lanciare, a partire da quest’anno, una grande “conferenza ambientale”. Un progetto, che coinvolga istituti e gruppi studenteschi sparsi per l’Europa che si incontrino all’Elba per discutere e capire, grazie ai costanti interventi di tecnici ed esperti, la natura dell’emergenza in corso.
• La prima arma che abbiamo per combattere l’emissione di gas serra e salvare l’ambiente è lo sviluppo di tecnologie in grado di risolvere o limitare questi problemi: puntare sulla ricerca e la formazione significa dunque tutto per il futuro del pianeta. E il miglior modo per incentivare la ricerca passa per la creazione di scuole e poli universitari ad hoc. Dunque lanciamo la proposta di un “Liceo Ambientale”, la cui istituzione compete al MIUR, e chiediamo ai comuni Elbani, Portoferraio in specie, di impegnarsi per avviare da subito sinergie con le università italiane così da aprire sull’isola un centro studi distaccato di eccellenza per le materie ambientali, dove gli studenti svilupperanno tecnologie e pratiche per salvare il clima. E con il clima tutto il pianeta e quell’isola che gli ha ospitati durante una parte di università. L’ipotesi di un distretto universitario Ambientale a Portoferraio va vista anche in un’ottica di assoluta svolta per la città, dal punto di vista economico, sociale e culturale, che porterebbe più vitalità e una boccata d’aria a tutto il sistema Elba e una nuova impronta alla Città.

Buone pratiche
Se vuole educare la scuola deve dare però il primo, imprescindibile, esempio. Dunque non è più ammissibile vedere nelle mense piatti di plastica a tonnellate, bottiglie usa e getta, bicchieri mono uso, o nelle aule materiali non riciclabili, tranne quando non strettamente necessari.
Sotto questo profilo chiediamo:
• Che ogni scuola si impegni entro un anno a diventare Plastic Free. Diventare plastic free significa bandire totalmente ogni prodotto in plastica che possa creare problemi all’ambiente, privilegiare l’acquisto di prodotti a impatto ridotto e possibilmente dotarsi di fonti energetiche rinnovabili.
Il primo passo per diventare plastic free è la distribuzione tra gli studenti di borracce in alluminio e l’installazione presso ogni scuola di un distributore di acqua potabile che possa sostituire inquinanti bottigliette mono uso. Che oltre a essere di plastica comportano un immenso rilascio di Co2.
• Che si rafforzi l’impegno nella promozione di trasporti scolastici sostenibili disincentivando l’uso dell’auto da parte degli studenti delle aree più periferiche dell’Isola con un servizio efficiente di bus e rendere sostenibili i bus stessi. Fare ciò elettrificando le navette e il parco mezzi amministrativo di ogni scuola.

Siamo consapevoli che questi impegni possano essere onerosi ma sono necessari per la salvezza di un’ambiente ormai sanguinante e, per evitare di risultare completamente inutili, dovranno essere soddisfatti dagli enti coinvolti entro il 2025.


PARTECIPAZIONE AMBIENTALE

L’aggravarsi della crisi climatica ha mostrato come le risposte di attori istituzionali e pubblici per far fronte alle questioni ambientali non coincidano spesso con quelle avanzate dai cittadini e dagli esperti. Inoltre lo stato di salute del nostro pianeta è tale che nessun cambiamento a livello ambientale si può raggiungere senza l’impegno e lo sforzo di tutti in prima persona. Ed è ormai chiaro che modello top-down di imposizione di decisioni non è più perseguibile e neanche utile.

La direzione
Le amministrazioni locali, le più vicine alla vita dei cittadini, devono quindi adottare un nuovo modello di governance che combini la necessità di gestione del territorio degli attori istituzionali con la promozione di un processo decisionale dal basso. Questo diventa ancora più rilevante se si tiene conto del fatto che negli interventi di natura ambientale si scontrano spesso in modo conflittuale interessi contrastanti. L’Isola d’Elba da queste dinamiche non è certa esclusa.
È necessario allora che le amministrazioni elbane inizino a muovere passi concreti verso la partecipazione dei cittadini alle questioni di rilevanza ambientale che hanno un forte impatto nella tutela del territorio che abitiamo. Fondamentale resta il coinvolgimento degli esperti che oltre a fornire consulenze e pareri tecnici sono essenziali per la formazione di tutti i cittadini (ampliandone conoscenze e competenze).

Cosa fare e come farlo

Seguendo il modello offerto dall’Agenda 21 locale chiediamo l’istituzione di un tavolo di consultazione permanente intercomunale che coinvolga oltre i rappresentanti dei comuni tutti gli attori rilevanti a livello locale nella materia ambientale (gruppi informali, esperti, associazioni, singoli cittadini, tecnici ecc.) con l’obiettivo di:
• analizzare nel tempo le criticità ambientali del territorio e le risorse disponibili;
• stabilire priorità di breve e lungo termine;
• elaborare piani di azione strategici con azioni concrete per gestire le sfide ambientali del territorio evidenziando soprattutto quali siano gli strumenti da adottare.
L’obiettivo da perseguire è una progettazione partecipata degli interventi ambientali.

Per fare questo condizione necessaria è però l’accesso dei cittadini alle informazioni in materia ambientale. Alle amministrazioni locali pertanto chiediamo:
• Una periodica rilevazione dello stato di salute dell’ambiente da comunicare al pubblico con mezzi idonei. In questo senso va prevista anche l’attivazione diretta dei cittadini affidando loro monitoraggi secondo azioni di Citizen Science.
• Rendere facilmente accessibili con mezzi informatici e non (ad esempio incontri pubblici) notizie ed informazioni su programmi e progetti in via di definizione: questo significa rendere i cittadini partecipi delle proposte avanzate riguardo questioni ambientali spiegando motivazioni e processi, esplicitare ai cittadini le modalità di partecipazione al processo decisionale, accertarsi che le autorità competenti in materia analizzino i pareri del pubblico e lo informino in merito alle scelte adottate e alle analisi condotte.
• Incoraggiare una nuova coscienza anche attraverso la promozione di laboratori, conferenze, momenti di formazione aperti alla cittadinanza.
• Sostenere le attività di educazione ambientale portate avanti sul territorio da enti o associazioni supportando una collaborazione costante tra attori istituzionali e del terzo settore.
• Prevedere strumenti legali e burocratici che permettano di rimettere direttamente ai cittadini la realizzazione di azioni concrete e la gestione e cura di parti del territorio, seguendo l’esempio di altri comuni italiani, con progetti di adozione.

Noi siamo i giovani dell’Elba, i giovani del mondo, vogliamo avere il diritto di vivere il futuro, di farci crescere i nostri sogni e progetti ma potremmo non poterlo fare se quanto prevedono gli studiosi accadrà. L’unica possibilità è agire ora, agire concretamente. E partire da qui.

La nostra casa è in fiamme, non c’è più tempo.

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