Marciana (Livorno) – La tomba di Marciana non è una zecca ma qualcosa di enormemente più importante, costituita com’è da un ipogeo protostorico interamente scavato nel granito, tanto da rappresentare nel suo genere un unicum di straordinaria rilevanza documentale per i possibili risvolti archeologici ed urbanistici riferiti alla nascita stessa dell’insediamento marcianese. A questo risultato siamo giunti ancor più convintamente dopo le conferme e le affermazioni della Soprintendenza territorialmente competente. Infatti, la nota inviata dall’Ente alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e del Paesaggio non lascia spazio ad interpretazioni diverse, chiudendo così la lunga querelle che da oltre cinque mesi accompagna le cronache elbane. Questa argomentata dichiarazione è un atto pubblico di precipuo valore ed è tale da non potersi considerare priva di conseguenze dal momento che, dopo tale pronunciamento, s’intende da parte delle autorità di tutela procedere ad un complessivo riconoscimento della tomba e del complesso architettonico che la ospita “nella certezza – come affermato – di trovarsi di fronte ad un bene culturale di indubbio interesse storico architettonico”.
L’Associazione Ilva si è fatta promotrice in questi mesi di un’azione di sensibilizzazione, di collaborazione fattasi poi di contrasto nei confronti di un atteggiamento sempre più ostico e riluttante, di palese riduzionismo da parte degli stessi ideatori del museo della zecca e dello stesso Consiglio Comunale di Marciana, ricordando che nella deliberazione si bandiva qualsiasi intromissione da parte di studiosi esterni, non esitando persino a gettare ombre sulla neonata associazione. Chiosiamo adesso questo brutto episodio dicendo che questo atteggiamento è stato pernicioso perché dietro la zecca è stata montata un’inutile diatriba sulla veridicità storica del sito, a discapito proprio degli interessi culturali che si sarebbero dovuti difendere. Si è generata una situazione che ha portato in secondo piano le necessità, da noi più volte denunciate, di porre severe misure di protezione e di monitoraggio microclimatico nella fruizione pubblica di un ambiente chiuso, saturo dì umidità, come quello dell’ipogeo che, dopo l’apertura al pubblico dei locali nei mesi estivi, aveva portato in breve tempo alla progressiva disgregazione delle superfici parietali, procurando danni gravissimi alla natura costruttiva e alle incisioni rupestri dell’antichissimo sepolcro tricamerale.
Oggi, prendendo atto dei risultati dell’istruttoria ministeriale, ripetiamo con ancora più forza che urgono urgenti provvedimenti di messa in sicurezza ambientale per non perdere definitivamente questa testimonianza di incommensurabile valore. A tal fine comunichiamo che l’Associazione Ilva intende mettere in atto con tutte le proprie forze azioni di supporto alla conservazione del bene nella speranza che, dismesse le polemiche, si possa contribuire tutti insieme a sostenere le ragioni della conoscenza e della salvaguardia.
Giuseppe Centauro
Presidente dell’Associazione “Ilva – Isola d’Elba”