“È un fatto grave. Si conoscono benissimo le numerose aree italiane soggette a dissesto idrogeologico e a calamità sismiche. Se ne parla spesso e molto, ma poi l’attività di verifica e prevenzione è sempre lentissima a partire. Almeno finché non avviene la tragedia”. Con queste parole, Roberto Soldà, vicepresidente dell’Italia dei Diritti, esordisce per commentare la polemica politica in corso sulle responsabilità relative all’ennesima frana a Cancia, che il 18 luglio scorso ha provocato la morte di due uomini inghiottiti nella notte da acqua, fango e detriti che, staccatisi dalla montagna, si sono abbattuti sulle abitazioni, nella zona di Borca di Cadore. I circa 250 sfollati alloggiano ancora dai parenti o in alberghi.
“Questo disastro – precisa l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – palesa l’ennesimo episodio di lentezza burocratica e di ritardi nelle iniziative pubbliche di messa in sicurezza delle zone a rischio, specie se, come sembra, ci fossero già dei finanziamenti stanziati e dei progetti di intervento”. “Non ci devono essere alibi per nessuno – tuona Soldà – Chi ha responsabilità oggettive su come e quando intervenire in tali casi deve fare pubblica ammenda e prendersi le sue colpe, senza farci assistere sempre a questo ridicolo valzer delle competenze tra i vari enti locali o fra i diversi esponenti politici di destra e di sinistra”.