Nucleare, Cassazione: “Il referendum si farà”

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Roma – Nonostante i tentativi del governo di cancellarlo con un decreto legge, il prossimo 12 e 13 giugno il referendum sul nucleare si terrà insieme a quelli sulla privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento.

A deciderlo è stato l’ufficio centrale elettorale della Corte di Cassazione, accogliendo l’istanza presentata dal Pd in cui si chiedeva di trasferire il quesito referendario sulle nuove norme votate nel dl omnibus.

Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si tratta di “una notizia eccellente. I trucchi del governo sono stati ancora una volta smascherati”.

All’annuncio della decisione, i comitati per il referendum contro il nucleare hanno festeggiato insieme all’Idv e ai Verdi davanti alla Corte di Cassazione. “Dal primo momento abbiamo creduto che la legge è legge – ha dichiarato il leader dell’Idv Antonio Di Pietro – e nessuno la può aggirare, neanche questo Parlamento che ha proposto e votato una legge truffaldina”.

Per presidente di Sel Nichi Vendola la decisione della Cassazione “è un atto di rispetto nei confronti degli elettori e delle elettrici chiamati alle urne il 12 e 13 giugno”. Ora però, ha proseguito il governatore pugliese, bisogna “fare in modo che nei pochi giorni che ci sono rimasti gli italiani siano informati correttamente dell’importanza dei quesiti, e che il quorum venga raggiunto”. Per la sinistra questa è “l’occasione di esibire cosa è l’antiberlusconismo quando non è insulto o espressione di rancore: rimettendo al centro un’idea di bene comune. Ne sono certo – ha concluso Vendola – il giudizio del popolo italiano sarà netto: un sì per l’acqua pubblica, un sì per impedire che gli affaristi riportino il pericolo nucleare nel nostro Paese, un sì per impedire la privatizzazione della giustizia”.

E proprio riguardo l’informazione televisiva, l’Agcom ha rilevato che “la collocazione nei palinsesti dei messaggi autogestiti relativi ai referendum del 12 e 13 giugno, finora attuata dalla Rai, non è conforme ai principi del regolamento della Commissione sulla par condicio referendaria”. Per queste ragioni l’Autorità garante ha richiamato il servizio pubblico televisivo “affinché realizzi una collocazione dei messaggi idonea a garantire l’obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti”.

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