Palermo – Non si deve “candidare coloro che sono sospetti di avere contatti con la mafia” e non si deve “elevare a posti di responsabilità pubblica chi risulta inquisito”. Con queste parole il presidente della Camera Gianfranco Fini è intervenuto alla commemorazione della strage di via D’Amelio, dove 19 anni fa morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.
Il presidente Fini, pur non citandolo esplicitamente, allude evidentemente al ministro delle Politiche agricole Saverio Romano, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. “I partiti – ha detto Fini – devono fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare”. E per fare ciò, ha specificato il presidente della Camera, “non è necessario aspettare sentenze definitive”, ma “basta applicare principi di responsabilità politica e di etica pubblica”. Fini ha quindi deposto una corona sul luogo della strage.
Il presidente delal Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio alla vedova Agnese Borsellino. “Con l’attentato di via D’Amelio – scrive il Capo dello Stato – si volle colpire sia un simbolo della causa della legalità sia un uomo che, con il suo esempio di dedizione e la sua dirittura morale, stava mobilitando le migliori energie della società civile dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto. A diciannove anni di distanza, il sacrificio di Paolo Borsellino richiama la magistratura, le forze dell’ordine e le istituzioni tutte a intensificare – con armonia di intenti e spirito di effettiva collaborazione – l’azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione”. Il presidente Napolitano si augura inoltre che “dalle nuove indagini in corso venga al più presto doverosa risposta all’anelito di verità e giustizia su quanto tragicamente accaduto”.