Recupero crediti persona deceduta

Come aggredire gli eredi che non pagano i debiti e quali sono i diritti di questi ultimi dinanzi alle richiesta di pagamento dei creditori del defunto

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La prima cosa che il creditore di una persona defunta deve fare per recuperare le proprie somme è individuare chi sono i cosiddetti “chiamati all’eredità”, ossia coloro che, per legge o testamento, hanno la possibilità di succedere al debitore. Tra questi poi bisognerà verificare quali hanno accettato l’eredità e quali invece vi hanno rinunciato. I passaggi sono quindi due.

Poiché la legge vieta di disperdere integralmente il proprio patrimonio tra soggetti estranei alla famiglia e, quindi, di disporre per testamento solo in favore di amici, associazioni o soggetti non legati da vincoli di parentela, tra gli eredi ci sono sempre il coniuge e i figli della persona defunta. In loro assenza, si può agire contro i fratelli o i genitori. Con un estratto storico di famiglia richiesto al Comune di ultima residenza del defunto, è possibile risalire ai componenti del suo nucleo familiare. In un secondo momento, con un certificato di residenza, si potrà sapere dove questi vivono per raggiungerli con diffide e atti giudiziari.

La ricerca diventa ancora più difficile se alcuni eredi sono trasferiti all’estero. Nel qual caso sarà opportuno delegare una società di investigazioni o che svolge pratiche di questo genere.
La legge assegna ben 10 anni agli eredi per decidere se accettare l’eredità, rinunciarvi o accettarla con beneficio di inventario. Questo potrebbe pregiudicare gli interessi del creditore che pertanto può chiedere che il tribunale del luogo ove si è aperta la successione fissi un termine entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinunzia all’eredità. Trascorso questo termine senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato decade dal diritto di accettare.

Potrebbe succedere che gli eredi abbiano anche dei debiti personali e che i relativi creditori intendano aggredire i beni da questi ottenuti con la successione. In una ipotesi di tale tipo chi prevale: i creditori del defunto o quelli personali degli eredi? La legge regola tale situazione stabilendo che i creditori dell’eredità hanno un diritto di prelazione sul patrimonio ereditario di fronte ai creditori personali dell’erede, i quali possono aggredire solo il patrimonio ereditario che residua dopo l’estinzione delle passività ereditarie.
I creditori ereditari, tuttavia, se vogliono garantirsi tali effetti anche nel caso in cui l’erede perda il beneficio d’inventario, devono ottenere la separazione tra i due patrimoni.

Le notifiche agli eredi devono essere fatte, prima dell’accettazione dell’eredità, nell’ultimo indirizzo di residenza del defunto. La lettera o l’atto giudiziario deve essere indirizzato impersonalmente a tutti gli eredi (ad esempio «Eredi del sig. Mario Rossi»). Tale notifica servirà a interrompere i termini di prescrizione.

La notifica fatta alla residenza di un chiamato all’eredità, prima che questi abbia accettato l’eredità e quindi sia ufficialmente divenuto erede, è quindi illegittima e la richiesta di pagamento non ha valore.

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