La Francia prosegue a testa bassa sul disegno di legge per la tassazione dei colossi della digital economy. Denominata Gafa Tax – dalle iniziali di Google, Amazon, Facebook e Apple – l’imposta andrà a colpire le aziende che producono introiti da capogiro negli stati europei pagando però spesso le tasse in paradisi fiscali come l’Irlanda o il Lussemburgo.
ll gettito stimato – con un’imposta del 3 per cento sugli utili prodotti in Francia – è di 500mila euro l’anno. Il ministro dell’economia Bruno Maire nel frattempo continua il pressing su Bruxelles perchè la misura sia adottata in tutto il territorio comunitario: ma per il momento manca l’accordo tra i singoli stati e la proposta di istituire una tassa temporanea è caduta nel vuoto.
“Non è più accettabile – ha detto Le Maire – che le più grandi aziende digitali del mondo paghino il 14% di tasse in meno rispetto alle loro concorrenti, in Francia come in Europa. A chi dice che questa tassa porterà alla Francia l’ostracismo del resto del mondo – ha puntualizzato il Ministro – ricordo che 23 dei 27 Stati membri dell’UE si sono già detti sono favorevoli, sei Stati membri la metteranno a breve in pratica e che l’Australia e l’India, che rappresentano comunque un’enorme fetta di mercato mondiale, hanno a loro volta adottato forme di tassazione digitale”.
Tra i paesi schierati con Le Maire c’è anche l’Italia, il cui ministro delle finanze Giovanni Tria è stato fin dall’inizio a fianco dell’omologo francese; mentre a bloccare il progetto sono soprattutto Olanda, Irlanda e Lussemburgo, che a molte di queste imprese hanno concesso un regime fiscale agevolato, venedo duramente riprese per questo motivo dal commissario europeo Pierre Moscovici, che lo scorso febbraio ha sottolineato come di fatto questi paesi stiano sottraendo risorse tributarie agli altri stati comunitari, mettendo a rischio l’integrità territoriale europea