Ha qualcosa di comico parlare di complotto interno per cacciare la premier Theresa May dalla guida del paese viste le straordinarie difficoltà di un esecutivo messo all’angolo da tutto, eppure c’è chi giura che nella residenza di campagna, durante il weekend, le sia stato proposto di negoziare una sua rapida dimissione in cambio di un accordo all’assetto Brexit che ha concordato con Bruxelles.
Un complotto in atto?
La riunione di crisi in campagna
May ha indetto la ‘riunione di crisi’ nella residenza in campagna del primo ministro (Chequers) con ministri e deputati Tory, fra cui Lidington, Gove e i ‘brexiteers’ Boris Johnson, Iain Duncan Smith e Jacob Rees-Mogg, in vista di un’altra settimana critica, riunione che sembra essersi risolta con una altro nulla di fatto fra Westminster e Downing Street a ridosso del 29 marzo, la data per l’uscita del Regno Unito dall’Ue considerata ormai archiviata e sostituita dalle due possibilità dettate da Bruxelles: il 12 aprile senza l’approvazione dell’accordo o al più tardi il 22 maggio.
Un milione nelle strade di Londra
Nel weekend intanto un milione di persone ha sfilato nel cuore di Londra chiedendo un nuovo referendum a propsito di Brexit . Il pasticciaccio del complesso divorzio da Bruxelles rivela di fatto una crisi ancor più profonda del paese, un fallimento generale non solo quello dei conservatori.