Sono trascorsi 75 anni dall’episodio forse più drammatico della guerra partigiana italiana: la strage delle fosse ardeatine. Il 24 marzo del 1944 a Roma, all’interno delle cave di pozzolana sulla Via Ardeatina, per rappresaglia ad un attentato avvenuto il giorno precedente in via Rasella contro un reparto armato tedesco, 335 persone furono uccise: erano militari e civili, giovani e anziani, tra loro anche un sacerdote, prigionieri politici e 75 ebrei . Una vera e propria vendetta. E, per quanto terribile possa suonare, andò meglio di quanto sarebbe potuto accadere dato che Hitler avrebbe inizialmente chiesto di radere al suolo l’intero quartiere.
Dopo la guerra in pochi hanno pagato. Il questore Caruso fu fucilato per aver consegnato cinque nomi in più di quelli richiesti. La rappresaglia prevedeva 10 italiani giustiziati per ognuno dei 33 soldati tedeschi morti. Il colonnello delle SS Kappler, fu condannato all’ergastolo per la fucililazione di quei cinque. Un ergastolo che scontò per trenta anni quando, malato terminale, fu fatto evadere in dall’ospedale militare di Roma. Il capitano Erich Priebke, dopo una quarantina di anni trascorsi in tranquillità in un paese dell’Argentina, fu individuato e catturato e quindi condannato a un ergastolo che ha vissuto fino a 100 anni in un elegante appartamento di Roma, a spese dello Stato italiano. È morto nel 2013.