Dopo settimane di incursioni aeree e sporadico fuoco d’artiglieria, l’offensiva del regime siriano per riconquistare la provincia di Idlib – ultimo bastione in mano a islamisti e opposizione armata – è ufficialmente iniziata con il sostegno delle truppe russe. Dopo appena due giorni di combattimenti sarebbero già decine i morti, oltre a 150mila i civili in fuga dalla zona.
La Commissione internazionale d’inchiesta sulla Siria ha denunciato l’escalation del conflitto, che è riesploso con una violenza che da ormai un anno non si vedeva più. “La nostra opinione – ha detto Hanny Megally, membro della commissione – è che tutte le parti in conflitto in Siria sono state colpevoli di crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani. Quindi, non siamo stati morbidi con alcuna parte in particolare. Siamo sconvolti dal fatto che tutte l le parti belligeranti hanno ignorato le garanzie internazionali, hanno ignorato la protezione dei civili per tornaconto politico o militare in questa guerra che va avanti in Siria”.
L’area ora sotto attacco è stata sottoposta a un cessate il fuoco sotto la supervisione di Russia e Turchia, rispettivi portavoce del governo siriano e di alcune fazioni islamiste. Con gli accordi di Astana, i due paesi avevano concordato la creazione di una zona demilitarizzata mentre il nord-ovest del paese era rimasto sotto l’influenza di Ankara, che in questo modo voleva contrastare la crescente influenza dei gruppi crudi.
Di recente però Mosca ha accusato la Turchia di non aver esercitato alcun controllo sui gruppi jihadistilocali, dando infine ad Assad semaforo verde per riconquistare la zona