L’incriminazione di Benjamin Netanyahu – accusato di corruzione, frode e abuso di ufficio – lascia il fiato sospeso a tutti in Israele. E non perché non fosse nell’aria la decisione resa nota ieri dal procuratore generale di Israele, ma perché scompiglia lo stallo politico in corso a Tel Aviv. Il suo grande rivale centrista ed ex capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, Benny Gantz, tende la mano al Likud appellandosi ai vertici e chiedendo loro di stringere una partnership per governare il Paese.
Il leader del partito Blu-Bianco inoltre chiede un passo indietro deciso al premier in carica
Gantz ha chiesto inoltre al Procuratore generale (nominato appunto da Netanyahu) di costringere il premier a lasciare immediatamente i quattro portafogli ministeriali che occupa. Oltre che primo ministro, Netanyahu è titolare infatti dei dicasteri della sanità, della Diaspora, dell’agricoltura edegli affari sociali. Il partito di Gantz ha fatto poi appello a precedenti legali della Corte suprema secondo cui un ministro sotto incriminazione, non può restare al comando.
Il momento delicato che sta vivendo Israele sarà subito messo a confronto con le manifestazioni pro e contro il premier in carica già annunciate dalle rispettive piazze, e in parte già avviate. Mentre movimenti che si dichiarano apolitici e i laburisti chiedono le sue dimissioni, il Likud – e in generale la destra – restano invece schierati come un sol uomo.