La prima tappa: Nagasaki
La pioggia è incessante a Nagasaki, dove Papa Francesco è arrivato per la prima tappa in Giappone, ma l’affetto intorno a lui è ancora più palpabile. Bergoglio, richiamando anche il Trattato sul divieto delle armi nucleari, e invitando ad “una seria riflessione su come tutte queste risorse potrebbero essere utilizzate” ha fatto appello ai leader del mondo.
Papa Francesco ha raggiunto l’Atomic Bomb Hypocenter Park di Nagasaki per rendere omaggio alle vittime della bomba atomica.
Il pontefice ha indicato poi Nagasaki -la cittadina giapponese che ha subito, con Hiroshima, il dramma della bomba atomica – come il luogo del dolore e dell’orrore per antonomasia che mostra all’uomo cosa è in grado di infliggere e infliggersi. Hiroshima sarà la seconda tappa odierna (24 novembre ndr) di Francesco nel suo viaggio in Giappone, dove i cattolici rappresentano solo lo 0,42% della popolazione.
Nell’incontro a porte chiuse con i vescovi giapponesi – che ha preceduto la visita e l’Angelus, il Pontefice ha raccontato come in passato non era stato mandato in Giappone come missionario, come lui aveva chiesto, per problemi di salute.
La seconda tappa: Hiroshima
Hiroshima, la seconda tappa del viaggio in Giappone di Papa Francesco, dopo Nagasaki, è quella più emotivamente carica. Nella cittadina in cui venne sganciata la bomba atomica, il 6 agosto del 1945, Bergoglio ha incitato a imparare “dagli insegnamenti della storia” e a lasciare che le armi cadano dalle mani dell’uomo”.
È il discorso della Pace pronunciato nella cittadina della bomba dal Pontefice, a 74 anni dai fatti, dove insieme a lui erano presenti anche una ventina di sopravvissuti alla atomica e venti leader religiosi. Il grido forte del pontefice è stato: “Mai più il boato delle armi!”, ricalcando le parole dell’Angelus di poche ore prima pronunciate Nagasaki dove oltre all’affetto raccolto ha ricevuto 30mila preghiere di intercessione da parte di 12mila famiglie.