L’ultimo episodio risale a domenica, avvenuto nel nord ovest del paese, nei pressi di Ain el-Snoussi, 150 km dalla capitale Tunisi: l’autista di un bus turistico sbaglia una manovra in una strada collinare, uscendo di strada in una curva a gomito e finendo dritto in fondo a un burrone.
Ventiquattro morti, 18 feriti, tutti tra i 20 e i 30 anni. Le cifre arrivano dal ministrero della Salute, ma c’è in effetti un dato – ben piû impressionante – su cui le autorità di Tunisi preferiscono spesso sorvolare o che non sembrano quantomeno prendere con la dovuta preoccupazione.
Perché le vittime di domenica sono appena una goccia nel mare dei decessi che ogni anno si verificano per le strade della Tunisia, che al momento in riporta un tasso annuo di incidenti stradali che in Nord Africa è inferiore solo a quello della Libia attraversata dal caos bellico.
Cifre da capogiro
Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, circa il 48% dei decessi che ogni anno si verificano in Tunisia è dovuto ad incidenti stradali.
L’80 per cento delle 2.700 vittime annue è di sesso maschile: la fetta più consistente – circa metà del totale – è costituita da autisti e passeggeri, ma a morire, nel 28% dei casi, sono pedoni.
Le cause? Strade dissestate, guida sconsiderata e scarsa manutenzione dei veicoli, secondo gli esperti.
Sforzi insufficienti
Il tasso di incidenti, in realtà, è già andato diminuendo negli ultimi anni. Ma gli sforzi messi in campo dal governo tunisino – che deve ancora rendere pubblico un obiettivo di riduzione del tasso di decessi stradali – non sembrano sufficienti a fronteggiare un fenomeno così epidemicamente esteso.
La Tunisia ha infatti adottato una serie di buone pratiche in materia di sicurezza stradale: ma le leggi sulle cinture di sicurezza non sono applicabili agli occupanti dei sedili posteriori e non è stata approvata alcuna legislazione sulle misure speciali per i bambini. Inoltre, le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza risultano male applicate, con il controllo del palloncino e i posti di blocco applicati in maniera ancora troppo casuale e puntiforme.
Sia il neopresidente Kais Saied – ribattezzato “Robocop” per lo zelo anticorruzione, oltre che per la particolare prossemica – che il premier uscente Youssef Chahed hanno visitato il luogo dell’incidente, domenica. Ma per il momento, nulla è dato sapere circa un’eventuale intensificazione nella prevenzione e contrasto delle morti su strada.