Siena. Due volte l’anno, al tramonto. Il 2 luglio e il 16 agosto. Stessa scenografia. Stesso apparato. Stessa adrenalina. Dieci cavalli nervosi e pronti allo scatto. E i fantini, dai mille gesti. Ora accorti, ora determinati. Ora irritabili, ora intenti in accordi sottobanco. Poi la partenza: rapida e inaspettata, al fatidico abbassamento del canape. È il via. Per un lunghissimo minuto e dodici secondi ecco la corsa. Infinita. Forsennata ed esaltante. Che termina d’improvviso, con uno scoppio. Questo è il Palio. Una gara? Macché. Qualcosa di convulso. Di esaltante. Di profondo. Anche di doloroso, per gli animali. Una memoria. O, meglio, una tradizione. (continua Lettura del CorSera)