Studenti del Cerboni processano “la pena di morte”

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Nella emozionante cornice dell’Aula di Udienze del Giudice di Pace di Portoferraio si è svolta la simulazione del “Processo alla pena di morte”. Una iniziativa che ha visto come protagoniste le studentesse della classe 5B indirizzo Turismo dell’ITCG Cerboni, che si sono cimentate nei ruoli di Imputato (la pena di morte appunto), Giudici, Pubblici Ministeri e Avvocati.Ma com’è nata l’idea? Prova a rispondere Marianna Ricciardi, uno dei tre “Pubblici Ministeri” che hanno cercato di convincere i Giudici della colpevolezza della “pena di morte”.
“A seguito di un dibattito iniziato durante un’ora di diritto la classe si è trovata a lavorare su un processo alla pena di morte. Da un lato le alunne a favore, che rappresentano gli Avvocati, dall’altro un lato chi è contro ovvero i Pubblici Ministeri. Sono stati scelti 3 Giudici e la personificazione della pena capitale. Abbiamo lavorato sodo per più di 2 settimane per ottenere materiale a favore delle nostre tesi, trovate testimoni, pensare alle domande e all’arringa finale”. E a proposito dei testimoni, a chi avete pensato? “A testimoniare in favore dei pubblici ministeri l’Illustre Cesare Beccaria autore de “Dei delitti e delle pene” e in favore degli avvocati il parente di una giovane donna assassinata”.
L’argomento “Pena di Morte” è uno di quelli che maggiormente sollecita discussioni. Non lascia insensibili e non ha trovato indifferenti nemmeno le curiose maturande della 5B. Ma i dibattiti rischiano di diventare solo sterili polemiche se non sono affiancate da un’opera di studio, approfondimento e consapevolezza. Ed in questo è stato il valore aggiunto del lavoro di ricerca e di costruzione di un senso critico svolto dalle studentesse. Ne dà conferma Giorgia Guerrini, una delle protagoniste “È stata una bella esperienza, mi è piaciuto interagire in questo ambito con le mie compagne di classe, inoltre su certi aspetti mi ha fatto ricredere riguardo alcune cose che pensavo”.
Tra il pubblico, ad assistere al “Processo”, era presente il Dirigete Scolastico dell’ITCG Cerboni, Prof.ssa Alessandra Rando e gli alunni della classe 1A Indirizzo Grafica e Comunicazioni, che hanno seguito con interesse e rispettoso silenzio e hanno partecipato attivamente ad un dibattito mentre i “Giudici” si sono ritirati in “Camera di Consiglio” per redigere la sentenza. E proprio Sara Pezza, uno dei tre Giudici ricorda quanto vissuto con queste parole “per quanto mi riguarda credo sia stata un’esperienza utile e formativa sia per la nostra classe che per la classe che ha seguito il processo, in quanto abbiamo affrontato un discorso importante e difficile da approcciare”. Lo stesso per Alessia La Rosa che così si esprime “abbiamo trovato un argomento molto importante e a tratti delicato che ci ha permesso di collaborare tra di noi e aiutarci anche grazie ad uno scambio di idee”. E Benedetta Cardoni rimarca l’importanza di vivere “in prima persona tutte le fasi, ovviamente semplificate, di un processo. Questo lavoro è stato responsabilizzante e inteso”.
Impersonare la “Pena di morte” non deve essere stato facile, così chiedo a Giorgia Barrile come abbia vissuto la cosa “Penso che sia stata una bella esperienza e un modo divertente per imparare qualcosa in più. Inizialmente non mi faceva piacere essere l’imputato del processo, ma dopo essermici immedesimata è stata tutta un’altra storia, e ho potuto esprimere effettivamente ciò che penso riguardo la pena di morte”.
Insomma è proprio vero che, a volte, l’esperienza sul campo val più di tante parole e Marianna Ricciardi, entusiasta e professionale “Pubblico Ministero”, lo conferma con questa riflessione “Penso che quest’esperienza sia stata molto stimolante e divertente, perché ci ha spronato a fare più ricerche possibili sull’argomento e perché essere piccoli “attori” ci ha fatto essere seri ma divertire un mondo”.
Un ringraziamento speciale va al Presidente del Tribunale di Livorno, Dott. Massimo Orlando, che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa e ha autorizzato la classe a utilizzare gli spazi dell’Ufficio del Giudice di Pace di Portoferraio e al Cancelliere Dott. Santo Morgante per la sua fattiva e cortese disponibilità. Grazie a questa opportunità Ambra Gelsi, che nel processo ha ricoperto il ruolo di “accusa”, ha potuto “comprendere l’importanza di un organo costituzionale come la Magistratura e sentirsi una classe unita, che collabora e si aiuta a vicenda”.
Infine una doverosa menzione va anche ai Professori Giuseppe Greco e Marco Di Genua, che con pronta e cortese disponibilità hanno ricoperto il ruolo dei testimoni.

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