Nel 1994, il dottor Norman Sartorius, presidente dell’Associazione Mondiale di Psichiatria, fece una dichiarazione sconvolgente e allo stesso tempo rivelatoria, nel corso di un congresso europeo: “Gli psichiatri dovrebbero cominciare a pensare che non possono curare la malattia mentale e in futuro i malati mentali dovranno imparare a convivere con la loro malattia”. [1] Se ci guardiamo intorno non è una novità: psicologia e psichiatria non hanno fatto praticamente nulla per risolvere le sofferenze mentali e, anzi, hanno causato il declino sociale con l’introduzione di metodi brutali e la diffusione di ideologie distorte sulla natura dell’uomo. Il decadimento morale è visibile nella diffusione di droghe tra i giovani o nell’assunto secondo cui l’uomo non è altro che un animale egoista, che deve sempre difendersi dagli altri; nient’altro che una macchina. Ma se le cose stanno in questi termini, dovremmo aspettarci esami medici e test biologici precisi anche nell’ambito della mente. Ma non esistono analisi di questo genere, esistono soltanto opinioni. Nel 1992 un comitato di esperti del Congresso degli Stati Uniti concluse: “Molte domande restano riguardo la biologia dei disordini mentali. Infatti, i ricercatori non hanno ancora identificato specifiche cause biologiche per nessuno di questi disordini… I disordini mentali vengono classificati sulla base di sintomi, perché non ci sono ancora indicatori biologici o test di laboratorio per essi”. [2]
Non disponendo di basi scientifiche sperimentali sono nate, con il passare degli anni, miriadi di teorie e opinioni contrastanti tra loro. Una cosa inammissibile in una scienza esatta, al punto che non si può consideare la psicologia una scienza, ma piuttosto un garbuglio disordinato di filosofie sociali e comportamentali. Come scrive Deidre Bobgan: “Con oltre 250 diverse psicoterapie, ognuna delle quali rivendica la propria superiorita sulle altre, è difficile vedere tali diverse opinioni come scientifiche o basate su fatti”. A tal proposito ci sono aneddoti molto interessanti, come quello del massacro di Port Arthur in Tasmania. Martin Bryant, ritenuto responsabile, venne esaminato da quattro psichiatri e ognuno diede una diagnosi differente. [3]
Ciò che più sconcerta è come queste teorie non-scientifiche abbiano influenzato profondamente le nostre vite e il pensiero corrente. Basta sfogliare qualche rivista per rendersene conto, o andare al supermercato, dove si scopre che l’inganno è diventata l’arma più usata per pubblicizzare i prodotti e aumentare i profitti. Oggi abbiamo una folta schiera di discipline che si sono intruffolate in ogni anfratto della società: psicologia del lavoro, industriale, commerciale, scienza della comunicazione, psicologia politica, militare, sociale, persino ambientale o carceraria, per non dimenticare la psicologia dell’educazione, della pubblicità o dell’arte.
Molte di queste ideologie si basano sulle meschine premesse di Freud, secondo cui l’uomo è unicamente diretto da istinti sessuali e aggressivi, che quindi devono essere controllati. Anche il filosofo Karl Popper criticò aspramente il lavoro freudiano, inserendo psicanalisi e marxismo tra le discipline “non passibili di smentita” e quindi non scientifiche.
Non avendo una base sperimentale solida, psicologia e psichiatria basano le loro speculazioni riguardo la malattia mentale unicamente sulla base di ciò che è comunemente considerato normale. In questo modo comportamento e emozioni possono venire considerati deviati, e in quanto tali curati, solo perché presenti in un numero ridotto di individui. Qualcuno, a questo punto, potrebbe affermare che i trattamenti psichiatrici dimostrano l’esistenza di cause biologiche. Ma anche questo non è vero ed è facilmente dimostrabile. Supponiamo che qualcuno abbia l’attitudine a suonare il piano e che prenda droghe per sopprimere questo comportamento. Questo prova forse che la sua anormalità è di origine biologica?
Tra psichiatri e psicologi non esiste un’opinione univoca riguardo a cosa debba essere considerato malattia mentale, e proprio per questo viene pubblicato il DSM, il manuale diagnostico cui si attengono per valutare il comportamento. Lo stesso manuale è stato redatto in base alle opinioni della maggioranza, per alzata di mano. Lo psicologo Nathaniel Branden scrive in un suo libro: “Un concetto base e universale di malattia mentale è impossibile. […] dal momento che il comportamento considerato sano e normale in una cultura può essere ritenuto nevrotico o aberrato in un’altra, tutti i criteri sono frutto di inclinazioni culturali”.
Alla luce di questi fatti, dei questionari e dei sondaggi su cui i “dottori della mente” basano ancora oggi molti dei loro studi, possiamo concludere con assoluta certezza che psicologia e psichiatria non sono scientifiche. Non solo, queste discipline hanno pure condotto a un continuo degrado sociale, con la diffusione di psicofarmaci, di droghe da strada e lannientamento della dignità umana. Lessere umano è stato ridotto a un oggetto da trattatare alla stregua di un topo, da punire con scariche elettriche e sostanze chimiche. Nel fare ciò ci si è dimenticati della vera essenza umana, ossia delle emozioni positive, dell’amore e del lato migliore in ognuno di noi.
Davis Fiore