Londra – MILANO – 6 Settembre, 2012 – È previsto un aumento della produzione di energia elettrica tramite combustione di gas naturale in tutto il mondo, in seguito alla decisione di molti Paesi di optare per questo combustibile relativamente pulito e flessibile. Sebbene il mercato sarà limitato nel breve periodo, ci sono solide prospettive per le centrali a gas nel medio e lungo periodo. Il Nord America e l’Europa continueranno ad essere le regioni con la maggiore capacità produttiva.
Una nuova analisi di Frost & Sullivan (http://www.energy.frost.com), intitolata “Global Prospects for Gas-Fired Power Generation”, ha rilevato che la richiesta di energia prodotta da centrali a gas a livello globale raggiungerà i 537 GW da qui al 2020. Un fattore chiave per la crescita del mercato è la scarsa popolarità del carbone nelle regioni sviluppate. Insieme ai prezzi estremamente bassi del gas naturale in Nord America, ciò condurrà alla progressiva dismissione delle vecchie centrali a carbone in favore delle centrali a gas.
La produzione di energia elettrica tramite combustione di gas è favorita anche dall’enorme disponibilità di gas naturale, resa possibile grazie alla progettazione di nuovi gasdotti come ad esempio Nabucco, all’espansione della produzione globale di gas naturale liquefatto (LNG) di cui il Qatar è il primo produttore, e al boom della produzione di shale gas, portata avanti dagli Stati Uniti e in graduale diffusione anche in altre regioni. L’elevata disponibilità del gas naturale, unita alla crisi economica, ha dato luogo a una fase temporale in cui il prezzo del gas si è mantenuto relativamente basso, dando slancio alla produzione di energia tramite combustione di gas.
“Probabilmente, nel breve periodo, le centrali a gas riscontreranno dei ritardi collegati alla disponibilità di finanziamenti, inasprita dalla crisi del debito sovrano nell’Eurozona che erode la fiducia del mercato, e di liquidità nel settore bancario – afferma Harald Thaler, Industry Director di Frost & Sullivan -. Inoltre, il consumo di elettricità in molti paesi sviluppati non è ancora tornato ai livelli pre-crisi”.
Tuttavia, considerando i problemi associati al carbone e al nucleare, il cui sviluppo è rallentato a seguito dell’incidente di Fukushima, la produzione di energia elettrica tramite combustione di gas ne sarà avvantaggiata. Oltre a ciò, la maggiore flessibilità operativa delle turbine a gas – capacità di inzializzazione rapida e maggiore efficienza a carico ridotto – rappresenterà un fattore chiave di differenziazione.
“Le regioni maggiormente interessate dalla richiesta di centrali a gas in questo decennio saranno il Medio Oriente e la Cina”, conclude Thaler. “Il mercato globale sarà sostenuto dall’aumento della domanda di nuovi impianti nelle economie emergenti, come pure dalla domanda di nuove centrali che vadano a sostituire le vecchie centrali a carbone in via di dismissione, soprattutto in Europa e Nord America”.
Per maggiori informazioni su questo studio, si prega di contattare Chiara Carella, Corporate Communications di Frost & Sullivan, all’indirizzo chiara.carella@frost.com.