Londra – Alla luce della firma, tra l’Unione Europea ed il Regno Unito, del primo accordo sui preliminari della Brexit si pongono subito alcune importanti riflessioni sulla metodologia dell’esportazione dei prodotti europei, e quindi italiani ovvero il famoso Made in Italy.
“Non ci sarà alcuna frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del nord”. E’ quanto ha assicurato la premier britannica Theresa May illustrando – in conferenza stampa – l’accordo raggiunto per la prima fase della Brexit.
L’assenza di una frontiera fisica ha un significato non solo politico ma anche economico, fiscale e logistico.
Per le aziende italiane che desiderano affacciarsi con i loro prodotti per la prima volta sul mercato inglese e’ opportuno iniziare a monitorare giornalmente gli eventi relativi alla Brexit.
A maggior ragione lo dovranno fare quelle che già’ esportano in UK.
Nel 2015 l’esportazione italiana ha toccato un valore complessivo di 22,4 miliardi di euro, pari al 5,4 per cento del totale.
A livello territoriale è il Nordest che con 7,9 miliardi di euro e’ la macro area più interessata dalle esportazioni in Uk. Segue il Nordovest (7,8 miliardi) il Centro (3,6 miliardi) e il Mezzogiorno (2,7 miliardi).
La regione che esporta più’ prodotti in UK e la Lombardia (5,3 miliardi di euro), segue il Veneto e l’Emilia Romagna (ciascuna con 3,4 miliardi di euro), il Piemonte (2,3 miliardi) e la Toscana (1,8 miliardi). Queste 5 regioni esportano più del 70% dell’intera esportazione.
Ma quali sono i prodotti più’ esportati?
Eccoli: Auto, abbigliamento, forni, bruciatori, macchine di sollevamento, medicinali, motori e turbine, vini, mobili, accessori auto, macchine speciali per i settori industriali e calzature.
“I nuovi scenari nati dalla trattativa sulla Brexit – ha detto Riccardo Cacelli, Ceo della Cacelli & Partners – hanno la necessita’ di un approfondimento tecnico strategico in particolare nel settore dell’import/export ed il sistema ERP (Enterprise Resource Planning ndr) richiede necessariamente alcune modifiche. L’assenza di una frontiera fisica tra Irlanda ed Irlanda del Nord e’ uno degli aspetti da studiare con attenzione. Ma anche come saranno, se saranno, modificati i contratti “Consignment stock” e “call-off stock”. E cosi anche per l fine degli Intrastat con l’ingresso di Dazi Iva e Dazi doganali.”
“Con la nostra società’ – continua Riccardo Cacelli – abbiamo iniziato a fornire alle imprese italiane servizi di consulenza personalizzati per esportare i loro prodotti in Uk (www.strategy.cacelli.com). Con i nostri uffici nel cuore della City (Fleet Street, ndr), il monitoraggio in tempo reale e le nostre relazioni con esponenti politici sia dell’Uk che dell’Unione Europea, ci permettono di valutare e quindi di relazionare tempestivamente i nostri clienti.”
“Offriamo agli esportatori italiani un notevole vantaggio competitivo – conclude Riccardo Cacelli – che gli permetterà’ di lavorare con serenità’ e certezza. Elementi fondamentali per qualsiasi imprenditore. Ancor più’ in questa fase di cambiamento economico tra Uk ed i Paesi aderenti all’Unione Europea”.